L’ospedale Vito Fazzi di Lecce

Lecce, in ospedale per una caduta: medici scoprono che è infibulata

Una drammatica vicenda ha scosso la comunità di Lecce, dove una bambina di 8 anni è stata ricoverata d’urgenza a causa di un’emorragia interna, rivelatasi poi causata da un’infibulazione. La piccola, originaria del Mali, era stata portata in ospedale con la spiegazione di un incidente domestico, ma le indagini mediche hanno portato a una scoperta inquietante.

Il ricovero presso l’ospedale “Vito Fazzi” è avvenuto alcuni giorni fa. Il padre della bambina, che vive in un comune del nord Salento dopo essere arrivato dall’Africa occidentale, aveva inizialmente dichiarato che l’infortunio era il risultato di una caduta dopo essere stata spinta dal fratellino. Tuttavia, i forti dolori avvertiti dalla bambina, localizzati nell’area addominale e genitale, hanno insospettito i medici. Dopo averla sottoposta a esami approfonditi, il personale sanitario ha allertato i carabinieri e la procura dei minori di Lecce, avviando un’inchiesta.

La pratica dell’infibulazione, che comporta la mutilazione genitale femminile, è vietata in Italia ed è spesso eseguita come parte di rituali culturali in alcune comunità africane e asiatiche. Questa mutilazione può variare in termini di gravità e viene effettuata per impedire alle ragazze di avere rapporti sessuali prima del matrimonio, creando una restrizione fisica e psicologica alla loro libertà.

Secondo il report del ministero della Salute, l’infibulazione può avvenire già nei primi giorni di vita o durante l’adolescenza, e il numero di bambine sottoposte a questa pratica è in aumento, in parte per eludere leggi che la vietano. Si stima che in Italia ci siano oltre 5.000 bambine a rischio di mutilazione genitale.

Per contrastare questa problematica, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avviato campagne di sensibilizzazione e nel 2012 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione per il divieto universale delle mutilazioni genitali femminili. In Italia, la legge del 9 gennaio 2006 ha reso reato la mutilazione dei genitali femminili, prevedendo pene da 4 a 12 anni di reclusione per chi la pratica. La pena può aumentare di un terzo se l’atto viene compiuto su una minorenne.

Attualmente, la procura dei minori di Lecce sta indagando sulle circostanze che hanno portato all’infibulazione della bambina. I genitori, già responsabili di altri due minori, saranno ascoltati per chiarire i dettagli di questa tragica situazione. Gli inquirenti sono impegnati a valutare lo stato di salute dell’intero nucleo familiare e le motivazioni dietro a tale pratica.

Nel frattempo, la bambina, dopo aver ricevuto le cure necessarie, è sotto monitoraggio in un ambiente protetto, dove riceve assistenza e sostegno. Questa vicenda mette in luce la necessità di una maggiore attenzione e sensibilizzazione rispetto alle pratiche culturali che violano i diritti fondamentali delle donne e delle bambine, richiedendo un intervento deciso e coordinato da parte delle istituzioni.

Cos’è l’infibulazione

L’infibulazione (dal latino fibula, spilla) è una pratica, che spesso prende le forme di un rituale, che prevede la menomazione degli organi genitali di una persona di sesso femminile, sia essa una bambina o un’adolescente, o di sesso maschile, sebbene le pratiche siano diverse per la natura delle loro implicazioni.

Il principale ma non unico scopo dell’infibulazione è quello di impedire alla persona infibulata di avere rapporti sessuali. Nel caso dell’infibulazione femminile, ciò è volto alla preservazione della verginità della donna e la pratica, identificata dall’Organizzazione mondiale della sanità come mutilazione genitale femminile di tipo III, consiste nell’asportazione del clitoride (escissione del clitoride), delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale.

La mutilazione è naturalmente irreversibile, mentre la capacità di consumare atti sessuali può essere ripristinata attraverso la defibulazione, una pratica che viene svolta solitamente dopo il matrimonio spesso dallo stesso sposo.

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