”Un disegno criminoso”. Così viene definito il modus operandi del giudice Errede e dei professionisti da lui individuati. Secondo le tesi della Procura di Potenza (competente per il Salento), tesi accolte, non del tutto, dal giudice per le indagini preliminari al centro del “sistema” ci sarebbe stato il giudice civile Pietro Errede, per lungo tempo in servizio a Lecce e di recente, proprio nell’ambito di un procedimento per incompatibilità ambientale sorto in questa vicenda e infine archiviato, trasferito a Bologna.
Errede è stato posto agli arresti domiciliari su ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip Salvatore Pignata, su richiesta del procuratore della Repubblica lucano Francesco Curcio. Le indagini sono state condotte dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Lecce, guidato dal tenente colonnello Giuseppe Giulio Leo.
Nelle carte si palesa un rapporto di sodalizio tra Pietro Errede, Alberto Russi (avvocato e compagno del magistrato) e Massimo Bellantone (commercialista). In un capitolo specifico dell’ordinanza, si riportano le pressioni che Errede avrebbe esercitato su Giancarlo Mazzotta e paride Mazzotta, attuale consigliere regionale, affinché si avvalessero delle “attività e prestazioni” di Bellantone per evitare ulteriori contraccolpi alla loro società Turistica già sottoposta ad una misura di prevenzione e controllo giudiziario.
Sarebbe stato lo stesso Bellantone a far presente ai Mazzotta che per non aver problemi era opportuno assecondare le richieste della coppia Errede-Russi e sottostare alle loro richieste economiche. Tant’è che sarebbe stato proprio lo stesso Bellantone a farsi portavoce della volontà di Errede di ricevere in regalo un Rolex Daytona da collezione, da parte dei Mazzotta, oggetto rintracciato presso un commerciante di Matera.
Per rendere trasparente l’operazione, il giudice Errede avrebbe provveduto a pagare con un bonifico di 20.000 euro l’orologio per poi però ricevere, sempre per intermediazione di Bellantone, lo stesso importo dai Mazzotta, consegnato in contanti in una busta nascosto da una maglietta, contanti che il Bellantone avrebbe consegnato a Russi che a sua volta avrebbe dato a Errede.
Si tiene a precisare, laddove fosse necessario, l’estraneità dei Mazzotta alle vicende giudiziarie in questione in quanto gli stessi sarebbero parte lesa avendo essi stessi, secondo le indagini, subito le pressioni di Errede.
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