“Purtroppo, da quando la responsabilità della sanità penitenziaria è passata dal Ministero della Giustizia alle Regioni, sono sorti problemi non solo per gli operatori penitenziari, ma anche per i detenuti, a cui non viene più garantita un’assistenza sanitaria dignitosa”. Lo scrive in una nota Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe, Sindacato autonomo Polizia Penitenziaria.
“Sono passati 15 anni e i dirigenti delle ASL non hanno ancora compreso che i detenuti non sono cittadini ordinari, e le loro uscite dal carcere devono essere limitate al massimo, riservate solo a situazioni gravissime – aggiunge -. Tuttavia, questi dirigenti non sono stati precauti: hanno licenziato molti medici con anni di esperienza nelle carceri, sostituendoli con personale non preparato, il quale invia i detenuti in ospedale senza valutare attentamente la situazione. Questa prassi non è sostenuta solo dal SAPPE, ma è normata per consentire l’uscita dei detenuti per cure solo in caso di estrema urgenza”.
”Ma questa urgenza è diventata la norma, dando origine a un “turismo carcerario” in ospedale per patologie banali, con i detenuti che tornano in prigione dopo lunghe attese – continua Pilagatti -. Fortunatamente, un detenuto cubano evaso durante una visita specialistica all’ospedale “Vito Fazzi” è stato catturato dagli agenti della Polizia Penitenziaria, che hanno impedito la sua fuga. Tuttavia, situazioni di pericolo simili potrebbero verificarsi in altri luoghi, poiché sempre più detenuti, anche quelli pericolosi, vengono accompagnati quotidianamente negli ospedali per qualsiasi motivo”.
“Per esempio, a Bari, nei primi 10 mesi dell’anno, oltre 160 detenuti sono stati portati d’urgenza al pronto soccorso, di cui più di cento sono ritornati in prigione dopo poche ore, con codici di emergenza verde o bianco. Questo accade nonostante la presenza di un centro clinico nel carcere di Bari con oltre 70 operatori sanitari. Le richieste di intervento al presidente della Regione, all’assessore alla sanità e ai dirigenti delle ASL sono rimaste senza risposta, nonostante la carenza organica della Polizia Penitenziaria, che si trova a gestire un numero sproporzionato di detenuti a fronte di un personale limitato”.
”Ogni uscita non necessaria di un detenuto dal carcere può rappresentare un evento critico per la sicurezza dei cittadini. Abbiamo anche proposto l’implementazione della telemedicina nelle carceri della Puglia per monitorare i pazienti detenuti a distanza, evitando così numerosi trasferimenti in ospedale, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Abbiamo anche segnalato il totale fallimento dell’assistenza sanitaria ai detenuti con problemi psichiatrici alle procure della regione, poiché non possiamo lasciare questi pazienti senza cure adeguate nelle sezioni detentive, rischiando di minacciare, aggredire o causare disordini”.
”Il SAPPE richiede ancora una volta l’intervento del Presidente Emiliano e dell’Assessore Palese, poiché se non agiscono per cambiare la situazione offrendo un servizio sanitario adeguato ai detenuti e riducendo gli attuali sprechi, non potranno esimersi dalle responsabilità in caso di eventi critici drammatici”, conclude Pilagatti.
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