Lecce- È in corso in queste ore il processo a carico di Antonio Megha, ex assessore alla cultura del comune di Neviano, preso il via dalla maxi inchiesta antimafia, denominata “Insidia”. Il gup Marcello Rizzo ha rinviato a giudizio l’imputato, che non aveva fatto richiesta di riti alternativi, accogliendo l’istanza del pm Carmen Ruggiero. L’avvocato Antonio Megha, 62 anni, che è stato in passato sindaco di Neviano, è presente in aula per difendersi dalla accuse, assistito dall’avvocato Giuseppe Corleto davanti alla corte D’Assise, presieduta dal giudice Pietro Baffa con a latere i magistrati Bianca Maria Todaro ed Edoardo d’Ambrosio
Megha dopo aver trascorso alcuni mesi agli arresti domiciliari (venne coinvolto nel blitz del febbraio scorso che portò a 15 arresti), deve difendersi dall’accusa di voto di scambio politico-mafioso. Secondo la Procura, in cambio della promessa di Michele Coluccia, formulata per il tramite di Nicola Giangreco di procacciare in suo favore almeno cinquanta voti, Megha si prodigava nell’elargizione di tremila euro in tre distinte tranches. Inoltre, si impegnava a rappresentare gli interessi del clan nel territorio calabrese adempiendo nell’assunzione del figlio del capo clan Michele, all’interno di un’azienda attiva nel settore della raccolta dei rifiuti urbani.
Durante l’udienza odierna i legali degli imputati hanno chiesto che non fossero ammesse come prova nel dibattimento le Intercettazioni, ritenute dalla difesa inutilizzabili. Secondo quanto sostenuto dagli avvocati infatti il provvedimento del gip non sarebbe frutto di autonoma valutazione delle prove stesse, tanto da spingere i legali a chiederne l’inammissibilità. Si parlerebbe di Intercettazioni ambientali, telefoniche e telematiche. Il presidente Baffa ha sospeso l’udienza per qualche minuto ed al rientro ha rigettato le richieste del collegio difensivo ammettendo e predisponendo la trascrizione delle intercettazioni in questione.
Presente in udienza, tramite collegamento anche Cosimo Tarantini, detenuto a Borgo San Nicola con un procedimento di 416 bis. Per il Tarantini gli avvocati Antonio Savoia e Luigi Greco avevano chiesto un giudizio abbreviato che è stato però rigettato e seguirà giudizio ordinario.
Il Tarantini sarebbe ritenuto dall’accusa referente del clan Coluccia nel Comune di neviano, e si sarebbe attivato per chiedere la riduzione di una provvigione prezzo agenzia immobiliare in ordine alla vendita di un tabacchino. Favore che avrebbe fatto per aiutare un amico. Non risulterebbero nelle indagini alcun rapporto tra il Tarantini ed il Megha.
A latere Bianca maria todaro
wdoardp d’Ambrosio
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