In un periodo di crisi del mercato immobiliare, dovuto principalmente all’alto costo dei mutui, la nuda proprietà si distingue per un andamento in crescita.
Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, tra il 2022 e il 2023 questo segmento ha registrato un incremento dell’1,7%, contrastando il calo del 9,7% nelle compravendite generali delle abitazioni. Confedilizia evidenzia un aumento del 2,9% nei capoluoghi di provincia e nelle città metropolitane, con picchi del 9% nel Nord-Est e del 9,1% nelle Isole.
Anche nei comuni più piccoli si è osservato un aumento, sebbene più contenuto, dell’1,2%, con dati particolarmente positivi in Sicilia e Sardegna, dove gli incrementi sono stati del 3,1% e del 4,3%. Confedilizia spiega che il recente “successo” della nuda proprietà è legato alla combinazione di fattori come il crollo dei redditi, la tassazione elevata sugli immobili (Imu) e l’aumento dei tassi di interesse.
Per chi vende, la nuda proprietà rappresenta un’opportunità di ottenere liquidità immediata, mentre per l’acquirente è un investimento vantaggioso che permette di acquistare un immobile a un prezzo inferiore rispetto al mercato tradizionale. Sebbene l’acquirente non possa disporre pienamente del bene fino alla cessazione dell’usufrutto, beneficia del fatto di non dover sostenere le spese di manutenzione.
Alla fine dell’usufrutto, il nudo proprietario ottiene la piena titolarità dell’immobile, un processo chiamato “consolidazione”, che riunisce il diritto di proprietà con l’usufrutto, attribuendo al proprietario tutti i diritti sull’immobile.
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