BARI- Anche gli ospedali di Bari e di Brindisi hanno aderito all’appello della Società italiana di Ortopedia e traumatologia Siot per raccogliere e inviare nell’ospedale ucraino della regione di Khmelmitskyi materiale per il trattamento delle ferite da arma da fuoco e la fissazione delle fratture. I riferimenti sono per il nosocomio di Brindisi Gianfranco Corina e per il Policlinico di Bari, Biagio Moretti.
La Siot sostiene l’iniziativa per la raccolta di strumenti chirurgici e kit medici da destinare all’ospedale ucraino di Khmelmitskyi, lanciata dall’ortopedico e socio Siot Francesco Allegra assieme alla Onlus “Il Caleidoscopio” di Roma, in collaborazione con il collega Andrea Grasso e con il prof. Giuseppe Milano.
Il sostegno del prof. Paolo Tranquilli Leali
“E’ un appello che rivolgiamo a tutti i medici e tutte le strutture sanitarie italiane per ampliare la catena di solidarietà in favore della popolazione ucraina attiva già dai primi giorni di inizio del conflitto, con la rete di accoglienza e assistenza medica per i profughi in fuga”, dice il presidente Siot, prof. Paolo Tranquilli Leali.
“Tutti, soprattutto noi medici, abbiamo il dovere di fare qualcosa e lo possiamo fare concretamente anche raccogliendo gli strumenti personali che non usiamo più e favorendo la raccolta di quelli dismessi dalle strutture, in modo tale da consentire ai colleghi ucraini di prestare cure adeguate alle centinaia di feriti di guerra”, sottolinea Tranquilli Leali.
L’impegno del dott. Allegra
“Serve soprattutto materiale per la fissazione di fratture e per il trattamento delle ferite da armi da fuoco, esplosione o travolgimento, da destinare a una struttura sanitaria di seconda linea che si trova nella zona Est del Paese”, spiega Francesco Allegra, consulente interno presso la Uoc di Ortopedia universitaria del Polo Pontino dell’Università La Sapienza di Roma, diretto dal prof. Stefano Gumina.
“Si tratta di un gesto di concreta solidarietà verso i nostri colleghi ucraini (dei quali non possiamo divulgare i nomi per motivi di sicurezza), chiamati a lavorare in condizioni molto critiche. Quanti vorranno fare uno sforzo in più potranno mettere da parte dei set di Vac per il trattamento delle ferite passanti”, conclude il dott. Allegra.
Assieme al collega dott. Andrea Grasso, ortopedico di Roma, sono stati già consegnati due carichi di materiale chirurgico al centro umanitario che si trova al confine con la Polonia. “Il materiale è stato affidato al personale medico che poi è ripartito in direzione Est, per rifornire un ospedale della zona di Khmelmitskyi”, racconta Allegra che ha deciso di partire assieme ai volontari.
Nei viaggi di ritorno, il gruppo ha accompagnato un gruppo di profughi nella Repubblica Ceca, a Cracovia, in Austria e in Italia, dove i rifugiati sono stati affidati alla rete della Caritas e ai centri del comune di Roma e di altre amministrazioni comunali.
“I profughi sono tutti del Donbas”, racconta. “Gli uomini sono rimasti a combattere contro i russi di Putin, mentre le donne sono riuscite a fuggire assieme ai figli minorenni e agli anziani”, prosegue. “Una donna è scappata dalla zona in cui si trova la centrale nucleare di Zaporižžja: ha tre figli di 10, 7 e un anno appena e il marito è lì a combattere”, va avanti.
“I medici ucraini sono stati contentissimi perché il materiale serve per fronteggiare l’emergenza sanitaria sul campo: c’è l’occorrente per la medicazione, ci sono coperte termiche, c’è il necessario per le suture. Tutto quel che serve per gli ospedali militari. Ma non basta. È necessario altro materiale e con il collega Andrea Grasso e con il professore Giuseppe Milano di Brescia ci siamo messi in moto per proseguire nella raccolta e organizzare altri viaggi”.
Come aderire all’iniziativa
Per aderire alla catena di solidarietà per la raccolta degli strumenti chirurgici è possibile contattare la Siot al numero 06-80691593 o all’email segreteria@siot.it. Sarà la stessa Società scientifica a fornire i recapiti del dottor Allegra.
“Siamo convinti che all’appello risponderanno in molti” dice il presidente Siot. “Così come è avvenuto nel caso delle adesioni alla rete di assistenza medica in favore dei profughi ucraini da parte degli ospedali e delle cliniche ortopediche. Alle sette, immediate, adesioni iniziali, se ne sono aggiunte tante nell’arco di poco tempo”, conclude Tranquilli Leali.
A oggi hanno aderito alla rete per l’assistenza medica dei profughi le seguenti strutture:
- Presidio ospedaliero di Riccione (dott. Massimo Pompili);
- Policlinico Gemelli di Roma (prof. Giulio Maccauro);
- Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari (dott. Francesco Pisanu);
- Clinica Gaetano Pini di Milano (prof. Pietro Randelli);
- Policlinico Universitario di Bari (prof. Biagio Moretti);
- Ospedale San Martino di Genova (dott. Federico Santolini);
- Ospedale Vivile di Vicenza (dott. Alberto Momoli);
- Clinica Ortopedica di Trieste (prof. Luigi Murena);
- Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa (prof. Rodolfo Capanna)
- Clinica Ortopedica di Udine (prof. Araldo Causero);
- Ospedale Perrino di Brindisi (dott. Gianfranco Corina);
- Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano (prof. Luigi Zagra).
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