Cgil Lecce, investire su formazione
“Una massiccia campagna di informazione e formazione, col sostegno di istituzioni e imprese. Non ci sono alternative se vogliamo bloccare la piaga degli infortuni sul lavoro”. E’ quanto affermano Valentina Fragassi e Simona Cancelli, segretarie generali di Cgil Lecce e Fillea Cgil Lecce (sindacato che tutela i lavoratori edili), dopo l’incidente sul lavoro di questa mattina in un cantiere edile a Lecce, con due operai feriti e portati in ospedale (uno in codice rosso). Nel solo mese di aprile (ultimi dati Inail disponibili), in provincia di Lecce si sono verificati 348 infortuni, 120 in più rispetto allo stesso mese del 2021. “Purtroppo – proseguono – l’ennesimo incidente sul luogo di lavoro riapre ferite aperte in questa provincia. Il sindacato confederale, in maniera unitaria, sta cercando di sollecitare istituzioni e sistema di rappresentanza delle imprese. Abbiamo da poco avviato tavoli tematici in Prefettura ed un Osservatorio provinciale”. “Consessi che – concludono – possono essere utili per programmare interventi culturali e di formazione sulla salute e la sicurezza su posto di lavoro, ma che poco possono in assenza di investimenti cospicui da parte dello Stato per assumere ispettori in un numero congruo, della Regione per investire in formazione, e delle aziende che non possono certo continuare a fare economia sulla sicurezza e sui diritti di lavoratrici e lavoratori”.
Uil Puglia, mattanza va fermata subito
“Altri due infortuni gravi sul lavoro, ancora a Lecce, ancora nel settore dell’edilizia. Questa mattanza va fermata, adesso: dei messaggi di solidarietà non sappiamo più che farcene, vogliamo fatti”. Lo dichiara Franco Busto, segretario generale della UIL Puglia, commentando l’incidente avvenuto in un cantiere di Lecce, che ha coinvolto due operai. “Siamo sempre stati favorevoli – continua Busto – agli incentivi mirati a rilanciare l’economia e, nello specifico, il settore delle costruzioni. Ma se il rilancio dell’economia deve sostenersi sulle spalle dei lavoratori, lasciati al proprio destino senza alcuna misura di sicurezza, sacrificati sull’altare del profitto rapido e a ogni costo, allora no, non ci stiamo. Perché in quei casi non possiamo più parlare di incidenti, ma di veri e propri omicidi sul lavoro”. “La Regione – fa ancora Busto – metta in campo controlli coordinati con le forze dell’ordine sulle migliaia di cantieri aperti sul territorio, per verificarne la sicurezza e la legalità. Inoltre, ora che arriveranno i fondi del PNRR, sarebbe il caso che tali controlli avvenissero a monte, lasciando fuori dai bandi le aziende che non garantiscono il pieno rispetto delle misure di sicurezza e prevenzione, nonché l’attuazione totale delle tutele e dei diritti sanciti dai contratti nazionali di lavoro di categoria”. “Infine – conclude il segretario della UIL – crediamo non sia più prorogabile una riforma del sistema pensionistico, con particolare attenzione ai lavori usuranti: costringere uomini e donne di 60 anni a scalare cantieri non è degno di un Paese civile”.
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