”Mi impegno a non arretrare di un centimetro nella riforma del calcio italiano. Sono preoccupatissimo. Il nostro calcio ha un enorme deficit economico-finanziario, ma, ancor più grave è il rapporto con le nuove generazioni, millennials e generazione Z, le quali pensano che “il calcio sia solo noia”. Non siamo in grado di dare interattività nel gioco, non credo sia possibile ridurre drasticamente i tempi delle partite; abbiamo stadi vecchi ed obsoleti, non adatti ad attività e a servizi multidisciplinari. Se la situazione è questa, non c’è futuro. Cosa fare? Riforme ed emozioni per provare l’ingaggio dei ragazzi e delle ragazze. Durante i playoff vengono, gli stadi sono pieni di pubblico, vuol dire che la formula dell’attuale campionato è obsoleta. Emozione: costruire l’evento in ogni partita. La serie C è la fabbrica dei sogni, emozioni e lavoro, sogni e fatica, creatività e sudore. Il nostro male è la pigrizia” dice il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli invitato a partecipare al sesto Master di “Diritto e Management dello Sport” organizzato dall’università di Palermo e diretto dalla professoressa Laura Santoro.
Il presidente della Lega Pro, davanti ad una folta platea di giovani studenti, ha parlato della riforma dei campionati italiani e del nuovo format del campionato di serie C. Cosa fare? FARLI. Questa la risposta data dal presidente già nelle sue prime slide dimostrative. Ghirelli ha inizialmente chiesto scusa ai ragazzi e alle ragazze: “Capisco lo sconcerto per lo spettacolo che abbiamo offerto, anche nelle ultime settimane, la notizia sul Procuratore dell’AIA, implicato in affari malavitosi; i giudizi pesanti sui presidenti dei club e le litigate che si susseguono tra gli stessi. Tutto questo mentre si sta svolgendo il campionato del mondo in Qatar a cui la nazionale italiana non partecipa. Chiedo scusa non per tirarmi fuori, che sarebbe un’azione ipocrita, ma perché per il ruolo che svolgo ne sento interamente il coinvolgimento personal”.
Sulla riforma del calcio italiano Ghirelli dice: “a) sono sessanta anni che ne parliamo. L’unica autoriforma che si è fatta è stata quella della Serie C. Quando siamo passati da 90 club a 60 club e, purtroppo, non abbiamo risolto nulla perché la riforma deve essere di sistema; b) riforma del format del campionato della Serie C per restituirla alla fruizione di voi ragazze e ragazzi e per costruire le condizioni della sostenibilità economica dei club”.
Moltissimi, dice il numero uno di Lega Pro, sono stati i riscontri positivi all’idea del cambio di format in serie C: “Abbiamo constatato per il cambio di format un grande interesse nei nostri club, un’enorme attenzione in Italia, in Europa, nel mondo da parte di possibili partner di aziende, del mondo televisivo. Ci sono resistenze? Certamente sì, di che tipo? Distinguiamo. Abbiamo aperto la fase di ascolto per migliorare la proposta e per rispondere ai dubbi, alla richiesta giusta di spiegazioni. Sono orgoglioso, abbiamo messo tutti i club nelle stesse condizioni di conoscenza e di discutere. Poi ci sono i “soliti”. Ogni cambiamento li terrorizza, sono spaventati che loro non ce la faranno e riversano le proprie paure. Se penso a quando furono introdotti i playoff, si diceva che si sarebbe snaturato il calcio perché era una formula da pallavolo, basket, una “americanata”. Oggi, alcuni affermano che, specialmente nella prima fase i gironi sarebbero troppo territoriali (sì, c’è la scelta della prossimità territoriale, meno costi e più ricavi nel momento che il club più soffre perché esce dalla fase del calcio mercato ed i contributi ancora non arrivano) e poi si aggiunge che troppo competitività porterebbe a non far giocare giovani. Vero o si evidenzia in questa critica la debolezza del calcio italiano? Il Pescara è in vetta alla classifica ed è al terzo posto tra tutti e sessanta i club per minutaggio dei giovani. I club spagnoli, tedeschi in Champions League fanno giocare titolari i diciottenni e per voi, non per me, i giovani sono a 24 anni, loro vincono e i nostri club guardano in tv le partite. Vi prego usate altri argomenti, non vi inventate che la formula bloccherebbe lo sviluppo di utilizzare i giovani calciatori. Per favore, i giovani non giocano perché non avete coraggio e il calcio italiano è fuori da due edizioni dai mondiali. Nel 2011 quando con il noto regista Popi Bonnici proponemmo e realizzammo il prodotto “highlights” della Serie C, alcuni ci parlavano contro perché dicevano che il calcio fosse un’altra cosa. E abbiamo visto chi aveva ragione. La verità è che peggio non possiamo stare. C’è chi dice che il calcio si è fatto sempre così, io rispondo che è proprio per questo che bisogna cambiare. Diciamo tutto? Ci vogliono nuovi dirigenti per il calcio, la formazione è decisiva, dobbiamo formare chi è in servizio e dobbiamo immettere giovani professionalmente preparati, curiosi e coraggiosi. Innovare, cambiare in tempi rapidi, il tempo in cui si opera non è una variabile indipendente, fornisce la qualità della riuscita dei risultati della riforma” conclude Ghirelli.
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