E’ giunta nel porto di Brindisi la Geo Barents di Medici Senza Frontiere con 339 migranti a bordo soccorsi nei giorni scorsi nel Mar Mediterraneo. I migranti, riferiscono da Medici senza Frontiere, provengono da Siria, Pakistan, Bangladesh, Egitto, Somalia e Sri Lanka. A bordo 24 minori non accompagnati. Prima di sbarcare, c’è stato un primo controllo sanitario a bordo dopodiché si è proceduto all’identificazione e a controlli medici più approfonditi. Secondo fonti sanitarie, tre persone sono arrivate con alcune fratture sospette, mentre altri migranti presentano segni di ustioni.
TORTURE E ABUSI – Due donne di circa 20 anni hanno riferito di avere subito violenza sessuale e torture nei centri di detenzione libici. Tra i migranti ci sono anche alcuni bambini che avrebbero patologie cardiache. Accertati alcuni casi di scabbia.
”MANGERÒ LA PIZZA?” – Uno dei bimbi sbarcati dalla Geo Barents a Brindisi ha chiesto con insistenza agli operatori di Medici senza frontiere se avrebbe mangiato la pizza. “Mangerò la pizza? Ditemi che in Italia mangerò pizza tutti i giorni”, ha ripetuto più volte il bimbo in inglese. A bordo della nave c’erano 339 persone soccorse in mare nei giorni scorsi. Secondo quanto riferito da Msf, prima del recupero i migranti sono rimasti quattro giorno in mare, gli ultimi due senza cibo né acqua. Provengono da Siria, Pakistan, Bangladesh, Egitto, Somalia e Sri Lanka.
EMILIANO: “LEGALIZZARE I VIAGGI” – “Un’efficienza straordinaria dello Stato, ma gli sbarchi organizzati in questa maniera possono essere evitati da un sistema legale che prenda il posto degli scafisti. Gli scafisti si combattono rendendo legale il viaggio. Se rendi il viaggio illegale con la Bossi-Fini è chiaro che gli scafisti, come fanno per la droga e altro, s’inseriscono e guadagnano dei soldi”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a Brindisi dove questa mattina è giunta la nave di Medici senza frontiere con 339 migranti. “Il recupero di queste persone – ha evidenziato – è stato miracoloso. Io penso che questo sistema, seppur efficiente, deve essere sostituito da un sistema ordinario nel quale le persone che intendono partire non si devono consegnare agli scafisti arricchendoli, ma dovrebbero poter fare presso le ambasciate dei paesi dove vogliono andare le richieste di visto dei passaporti”. Per Emiliano l’identificazione dei migranti “sarebbe possibile farla tranquillamente nei loro Paesi, senza rischi e senza attraversare il mare in tempesta. Quindi c’è un sistema alternativo a questo che è anche più sicuro per gli operatori, perché anche chi ha effettuato il salvataggio ha rischiato la vita, non solo i migranti. Mi sembra tutto un’assurdità con un aggravio di costi enormi per i migranti che devono pagare cifre esorbitanti agli scafisti, e anche per lo Stato”. “Se queste persone arrivassero normalmente – ha proseguito – noi potremmo anche regolare i flussi, e quindi giungere con la giusta diluizione. Questo potrebbe consentire anche a noi capire chi può trovare lavoro chi non lo può trovare. Si potrebbe fare una profilatura dei lavoratori”. Infine, rispondendo a chi gli ricordava che alcune forze politiche definiscono le Ong dei ‘taxi del mare’, Emiliano ha detto: “Dovrebbero farsi un giretto su una nave che fa soccorsi e verificare quanto è complicato operare l’imbarco da un barcone verso una nave: è un’operazione molto complessa dove gli operatori rischiano la vita tutte le volte”. (
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