Franco Di Mare, 68 anni, ex inviato Rai di guerra e conduttore tv, ha un tumore. Ad annunciarlo è stato lo stesso Di Mare a “Che tempo che fa” di Fabio Fazio.
“Da tre anni ho un tumore, un mesotelioma aggressivo che non lascia scampo e mi resta poco da vivere. Quanto non lo so, ma non mollo. Confido nella ricerca”, ha detto mostrando un volto gonfiato dal cortisone e con una cannula trasparente al naso. “È un diffusore di ossigeno, il mio polmone. Prima mi aiutava soltanto di notte, da una decina di giorni non posso più farne a meno”.
Poi entra nel dettaglio: “Sono stato a lungo inviato nei Balcani, tra proiettili all’uranio impoverito capaci di buttare giù un edificio. Ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto. Ne basta sola una di queste particelle, 6.000 volte più leggera di un capello: forse l’ho incontrata a Sarajevo, nel luglio del 1992, la mia prima missione, oppure nel 2000 all’ultima. Non potevo saperlo, ma ho respirato la morte. Il periodo di incubazione può durare anche 30 anni”.
Di Mare racconta come ha scoperto il tumore: “Seduto sul divano a guardare la tv, una fitta terribile mi è esplosa tra le scapole, come una coltellata. Credevo fosse un dolore intercostale, invece era il collasso della pleura, uno pneumotorace. Dopo una ventina di giorni ho deciso fare controlli al Policlinico Gemelli: mi hanno sottoposto a prove di sforzo e dopo la prima sono svenuto. Mi hanno portato di corsa in sala raggi e dalla radiografia si sono resi contro che il polmone destro era collassato insieme alla pleura, la pellicola che lo avvolge: la cassa toracica era vuota per metà. Hanno provato a pompare aria per risollevarlo, ma non è bastato. Così, lo hanno riattaccato con una sorta di spillatrice, ma prima hanno effettuato la biopsia del tessuto, che ha evidenziato il tumore”.
”La pleura, che conteneva la malattia, era perforata in due puntini ed è da lì che il tumore è venuto fuori. La decorticazione mi ha regalato due anni di vita, ma sei mesi fa c’è stata una recidiva. Si è presentata allo stesso modo: una fitta acutissima, anche se questa volta a sinistra”.
La polemica con la Rai e l’accusa: “Quando mi sono ammalato ho chiesto lo stato di servizio, con l’elenco delle missioni, per supportare la diagnosi. Ho mandato almeno 10 mail, dall’ad al capo del personale, nessuna risposta. Con alcuni prendevo il caffè ogni mattina, ero un dirigente come loro, direttore ad interim di Raitre. Ho scritto messaggi sul cellulare specificando di avere una malattia terminale, mi hanno ignorato. Ripugnante, dovrebbero vergognarsi. Peraltro il palazzo di viale Mazzini è pieno di amianto. Sottovoce, ti sconsigliano di appendere quadri al muro”.
Circondato dall’amore delle sorelle, degli amici e dell’”ultimo amore Giulia”, Franco Di Mare confessa di essere “sereno. Non ho paura, mi spaventa solo l’idea della sofferenza. Sono andato a una dozzina di funerali di colleghi più giovani di me, quindi mi ritengo un uomo fortunato. Sono vivo per miracolo se penso che in Albania, durante una sparatoria tra bande, un proiettile mi è passato dietro al collo. Non sono morto solo perché mi sono chinato per prendere una batteria dalla borsa. Il 28 luglio compirò 69 anni e non so se ci arriverò, ma ho avuto la fortuna di fare il lavoro che sognavo e di vivere cento vite”.
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