FRANCAVILLA FONTANA – Se confermata, la notizia avrebbe dell’incredibile. Sembrerebbe infatti che buona parte del denaro “movimentato” all’interno della variazione di bilancio da 1,2 milioni di euro che aveva provocato nell’ultimo consiglio Comunale lo strappo tra il Partito democratico e la maggioranza del sindaco Antonello Denuzzo, non fosse dovuta. Almeno, non in questi termini. Si parla, infatti, di 820mila sì dovuti per il pagamento della maggiorazione dei costi del conferimento dei rifiuti, ma che, come già comunicato tempo fa da Ager, titolare della transazione, ai Comuni interessati, dovevano essere pagati in quattro tranche, senza interessi, nel corso del quadriennio.
Tutto comunicato, tutto scritto, tutto spiegato. Eppure, Uffici e Amministrazione prima e Consiglio comunale poi, tra mille polemiche, hanno elaborato e infine approvato la sudata variazione. Che le casse del Comune siano talmente ricolme di danaro e dobloni d’oro zecchino da giustificare un tale esborso, mai richiesto dalla legge, né tanto meno da Ager?
Variazione di bilancio e crisi politica: il paradosso
E infatti, secondo quanto ricostruito da Antenna Sud dopo alcune richieste di chiarimento alla stessa Agenzia, nel corso delle attività di validazione dei Pef (Piani economico-finanziari dei servizi di igiene urbana dei comuni pugliesi), Ager aveva già inserito i valori dei conguagli maturati a seguito delle transazioni con gli impianti. Nello specifico, l’accordo transattivo con la società “Manduriabiente” prevedeva che i già citati conguagli venissero versati dai Comuni in 4 rate annuali, senza interessi. Per questo, i Pef validati da Ager contengono i valori dei ratei annuali definiti nell’atto transattivo per gli anni 2024 e 2025. L’Agenzia, insomma, ha già provveduto ad inserire gli importi nella procedura di definizione dei Pef dei servizi di igiene urbana.
In soldoni, la variazione, da inutile, è diventata persino pericolosa. Non solo da un punto di vista contabile – è facile comprendere come il bilancio di un Comune possa essere pesantemente influenzato dalla movimentazione di tutto quel denaro – ma anche sotto il profilo squisitamente politico. La “crisi” aperta dal Partito democratico, per voce della capogruppo Alessandra Latartara, nasce proprio dalla discussione sulla contestata variazione. Di cui forse, a questo punto, non c’era proprio bisogno.
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