In occasione della ricorrenza del 30esimo anniversario dell’omicidio di Francesco Marcone e delle iniziative organizzate per ricordarlo, l’assessore alla Legalità e Sicurezza del Comune di Foggia Giulio De Santis e l’amministrazione comunale hanno ripubblicato come manifesto e attraverso i social network dell’Ente la lettera che all’epoca la sorella Maria Marcone scrisse all’assassino – un estratto dal suo libro ‘Storia di Franco’– che gli sparò alle spalle nell’androne del palazzo dove il Direttore dell’Ufficio del Registro viveva. Perché nessun tempo può cancellare la ricerca e il bisogno di verità e di giustizia, e nonostante il lavoro degli inquirenti che si sono avvicendati negli anni non conosciamo ancora il killer e i mandanti: una sconfitta che una comunità sana non può e non deve accettare. E una ferita aperta che la mancanza dei colpevoli non permette e non permetterà mai di ricucire.
Ecco il testo della lettera, sui manifesti che verranno affissi da domani mattina:
“Questa storia l’ho scritta anche per quell’oscuro killer che dopo aver spento la vita di Franco Marcone s’è eclissato nel nulla e magari non ci pensa più, considerando il suo mestiere di killer un lavoro come un altro per sbarcare il lunario: no, non puoi continuare a pensare così dopo aver letto la storia di Franco, una storia lunga che viene da lontano, dal cuore di Dio che ci ha creati, e va lontano, nella memoria delle generazioni che verranno e che continueranno a piangere per la vita spezzata di Franco e ad esecrare la tua vita di criminale.
Se pure sarai riuscito a sfuggire alla giustizia umana, tu tremerai al momento della morte, quando dovrai fare i conti con Dio che ha creato anche te, e ti chiederà che ne hai fatto dei talenti che anche a te aveva dato, perché tu facessi il bene; e invece li hai dissipati nel male, in cambio di pochi soldi maledetti, macchiati di sangue innocente.
Ah, se questa storia riuscisse a toccarti il cuore e ti spingesse a denunciare i tuoi mandanti!
Sarebbe per te il riscatto, la certezza di ottenere il nostro perdono, e soprattutto il perdono di Dio.
T’illudi di poter diventare qualcuno solo perché coi soldi di un assassinio ti puoi comprare un giubbotto nuovo fiammante o magari una macchina più bella. Ma non puoi negare che anche tu vivi nella paura che un altro killer ti spari nel buio per eliminarti quando dovessi diventare scomodo o ingombrante. Credimi, ti conviene passare dalla nostra parte, che saremo noi a proteggerti e a garantirti la vita, certo più dei tuoi mandanti”.
(Maria Marcone)
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