Un 40enne si è impiccato in una cella del reparto accoglienza del carcere di Foggia. Nella mattinata di lunedì 21 novembre si sarebbe dovuto presentare all’udienza di convalida dell’arresto per concorso in estorsione
A comunicarlo Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), il quale, in una nota, ha evidenziato che “si tratta del quinto suicidio dall’inizio dell’anno nella struttura, dove un altro detenuto si era tolto la vita tre mesi fa”.
”Fa ancora più male sapere che il detenuto non sarebbe dovuto nemmeno entrare nel carcere di Foggia – prosegue Pilagatti -: secondo la legge Severino, vecchia di anni e mai rispettata, un arrestato deve essere portato in carcere dopo l’udienza di convalida, non prima. Da tempo il Sappe denuncia la necessità di chiudere la ‘sezione maledetta’ poiché offende i diritti minimi di dignità delle persone che vengono rinchiusi in stanze fatiscenti, molte delle quali con il bagno a vista e senza alcuna privacy”.
“Sappiamo che anche la direzione del carcere chiede la ristrutturazione del reparto, ma inutilmente poiché l’amministrazione penitenziaria si preoccupa solo di stipare più detenuti possibili, prevaricando i diritti umani. Nonostante le denunce del Sappe inerenti le gravissime responsabilità del Dap – conclude Pilagatti -, nulla si muove e questa ulteriore vittima non fa altro che dichiarare l’ennesimo fallimento di uno Stato che si reputa civile”.
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