Emergono nuovi dettagli dall’inchiesta della Procura di Milano sulla presunta truffa aggravata legata alla pubblicità ingannevole dei pandori e delle uova di Pasqua promossi da Chiara Ferragni. Tra gli atti depositati in vista del processo, che inizierà il 23 settembre, vi è un’informativa della Guardia di Finanza che riporta uno scambio di messaggi interni al team dell’influencer.
Quando la Gdf si è presentata nelle sedi delle società di Ferragni per raccogliere documentazione, un messaggio WhatsApp è stato inviato al personale, invitandolo a non recarsi in ufficio. “Avviso importante – si legge – Fabio (presumibilmente Fabio Damato, ex collaboratore di Ferragni e anche lui imputato, ndr) mi ha chiesto di avvisarvi di non andare in ufficio in TBS”. In un altro messaggio si legge: “C’è la Guardia di Finanza e stanno interrogando parte del team (…) Anche chi sta andando in Fenice, non andate in ufficio (…) Fabio non vuole che inizino a interrogare tutti”.
L’inchiesta ruota intorno all’uso del tema della beneficenza come leva di marketing. In una mail del novembre 2022, un dipendente di un’agenzia di comunicazione avvisava una responsabile Balocco che Ferragni stava beneficiando dell’operazione, mentre l’azienda si trovava a gestire le polemiche: “CF si sta prendendo tutto il bello e voi tutto il brutto”.
Tra le prove depositate figura anche uno scambio di mail interno a Balocco, in cui si discuteva della dicitura usata nel comunicato stampa dal team Ferragni: “le vendite serviranno a finanziare…”. L’amministratrice delegata dell’azienda dolciaria, Alessandra Balocco, scriveva: “Si attribuiscono meriti che non hanno, ma il buon Dio ne terrà conto al momento opportuno”. Una sua collaboratrice replicava con tono polemico: “Mi verrebbe da rispondere: ‘In realtà le vendite servono per pagare il vostro cachet esorbitante’”.
Un’impiegata del marketing di Balocco, sentita dagli investigatori, ha dichiarato che la beneficenza è stata proposta dal team Ferragni solo dopo la stesura del contratto e che la cifra destinata non era collegata alle vendite: “Il contratto prevedeva una fee fissa per le società Ferragni e la beneficenza era interamente in capo alla Balocco”.
Anche il responsabile marketing di Ceralitalia, azienda che ha prodotto le uova di Pasqua coinvolte nell’inchiesta, ha riferito agli inquirenti di ritenere che l’idea di associare il prodotto a una causa sociale sia nata dal team Ferragni.
Infine, emergono dettagli su un contrasto tra Balocco e il team Ferragni riguardo alla pubblicazione di un post promozionale. La responsabile comunicazione di Fenice ha raccontato di aver chiesto in una chat se informare Balocco della decisione di non pubblicarlo. La risposta di Fabio Damato è stata chiara: “No, il post lo facciamo. La beneficenza l’abbiamo fatta. Fate tutti i check legali”.
L’influencer e altre tre persone, tra cui Damato e Alessandra Balocco, andranno a processo con l’accusa di truffa aggravata.
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