La Corte Costituzionale ha respinto le contestazioni del Governo riguardo alla legge regionale per il fermo pesca del riccio di mare, in vigore dal maggio 2023, che mira a preservare una specie in via di estinzione, cruciale per la pulizia dei fondali marini.
La Consulta ha respinto le argomentazioni del Consiglio dei ministri, sottolineando che la legge regionale non contrasta con le normative nazionali, internazionali ed europee sull’ambiente e il mare. La Corte ha respinto l’accusa di violazione dell’articolo 117 della Costituzione, ribadendo che la tutela dell’ecosistema e dell’ambiente rientra nelle competenze della Regione.
Questa sentenza rappresenta un punto fermo contro le affermazioni del Governo riguardo a presunti “sconfinamenti” di competenze regionali. La Corte, pur apportando una correzione di forma, ha condiviso lo spirito e gli obiettivi della legge, sottolineando la necessità di proteggere il mare e le sue specie in pericolo.
Il verdetto non solo conferma la validità della legge regionale, ma stabilisce un precedente importante per delineare chiaramente le competenze della Regione nella salvaguardia del mare. La legge, in vigore da nove mesi, rimane quindi inalterata nel suo intento di preservare una specie vitale per l’equilibrio dell’ecosistema marino.
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