Paola Angela De Santis, gup di Bari, ha rinviato a giudizio Paolo Pate, presidente di Amiu Puglia (che si è dimesso), e Marco Cavallari, figlio dell’ex ‘Re Mida’ delle Case di cura riunite baresi Francesco (morto a Santo Domingo nel 2021), imputati per false comunicazioni sociali in concorso.
Per lo stesso reato, Alceste Cavallari, fratello di Marco, ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato e la sua posizione verrà discussa il prossimo 4 giugno. Per Pate, il pm aveva chiesto il proscioglimento. Marco Cavallari è stato prosciolto dall’accusa di sostituzione di persona ‘perché gli elementi acquisiti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna’, come si legge dalla sentenza della gup.
Il processo si aprirà il 2 maggio davanti alla seconda sezione collegiale (collegio B) del Tribunale di Bari. I fatti contestati a Pate e Cavallari risalgono al 2018, le indagini partirono dopo la denuncia della ex moglie di Alceste, Simona Zizzo Di Paolo, che sosteneva di essere stata di fatto esclusa dalle srl Simafin e Cafin di cui erano amministratori unici rispettivamente Alceste e Marco.
Secondo l’accusa, i fratelli Cavallari (per “conseguire un ingiusto profitto”, scrive il pm Marcello Quercia) avrebbero formato “due distinte ‘scritture private di compravendita tra le parti di quota di srl'”. Con la prima, avrebbero fatto “risultare fittiziamente che la socia” Zizzo Di Paolo “cedeva a titolo oneroso il 50% delle proprie quote della Cafin srl” a Marco Cavallari, “a insaputa e con la firma apocrifa della stessa”, rendendolo così socio unico al 100%. Con la seconda, invece, avrebbero fatto risultare la cessione da parte di Marco ad Alceste del 50% delle quote Simafin, “a insaputa della consocia” Zizzo Di Paolo “ed attestando falsamente la rinuncia della stessa alla prelazione prevista per legge”.
Operazioni comunicate al pubblico, all’Agenzia delle entrate e al Registro delle imprese da Pate, all’epoca commercialista della Simafin e consulente della Cafin. Nel corso dell’udienza di ieri, il consulente nominato dal Tribunale ha riconosciuto in Alceste Cavallari l’autore di quelle firme false. Ed era stato lo stesso Cavallari ad ammettere il fatto nel corso dell’udienza precedente, rilasciando dichiarazioni spontanee.
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