Parlano di uno stabilimento “già al collasso per una gestione fallimentare del management” e chiedono “una convocazione urgente per ricevere un aggiornamento sulla vertenza e sulle decisioni che il Governo intende assumere” i segretari nazionali di Fim, Fiom e Uilm Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella, in una lettera sulla situazione dell’ex Ilva inviata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ai ministri competenti.
Oltre a Fim, Fiom e Uilm anche Ugl Metalmeccanici ha chiesto un incontro alla premier sull’ex Ilva. La situazione di stallo in cui è piombata la trattativa tra governo e ArcelorMittal che riguarda l’assetto societario, la crisi finanziaria e le prospettive di rilancio preoccupa e al tempo stesso indispettisce i sindacati, che valutano una nuova mobilitazione.
L’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia, compagine pubblico-privata composta dalla multinazionale ArcelorMittal (che detiene il 62% delle quote) e Invitalia (in minoranza con il 38%) si è chiusa per ben due volte con un nulla di fatto. “Il tempo che trascorrerà – incalzano i leader dei sindacati metalmeccanici – fino alla prossima riunione, prevista il 6 dicembre, comporterà un ulteriore peggioramento del gruppo siderurgico, con deterioramento degli impianti, delle condizioni di sicurezza e con la sofferenza delle migliaia di famiglie sia dei lavoratori diretti, che del mondo degli appalti e dei lavoratori di Ilva in As”.
Il problema più impellente ora è la mancanza di liquidità. In un precedente Cda, l’amministratore delegato Lucia Morselli aveva indicato in 320-380 milioni di euro la cifra necessaria per far fronte alle esigenze più immediate, a partire della fornitura di gas. E’ necessaria dunque una ricapitalizzazione di emergenza, ma ArcelorMittal avrebbe manifestato l’indisponibilità a partecipare – pro quota – all’investimento. La possibilità che lo Stato trasformi il prestito ponte di 680 milioni di euro in capitale, con il conseguente ingresso del socio pubblico in maggioranza, resta una opzione ma la società ha negato che la questione sia stata oggetto di discussione nell’ultima assemblea.
“L’assenza di comunicazioni ufficiali – puntualizzano ancora Fim, Fiom e Uilm nella missiva – in merito al confronto fra i due azionisti, gli annunci e le recenti smentite a mezzo stampa, rendono drammatiche queste ore ed aggravano il disagio sociale”. Chiedono pertanto un incontro urgente o si autoconvocheranno a Palazzo Chigi. Una richiesta in tal senso è stata inoltrata anche dal segretario generale della Ugl Metalmeccanici Antonio Spera. Infine, i sindacati invocano chiarezza sul memorandum of understanding sottoscritto l’11 settembre scorso dal ministro agli Affari Europei Raffaele Fitto, che ha preso in mano il dossier, e da ArcelorMittal.
Una lettera d’intenti, di cui sono filtrate solo indiscrezioni, che prevedrebbe un piano industriale di 4,6 miliardi di investimenti, dei quali 2,270 arriverebbero dal Repower EU, sostanzialmente senza impegni per la multinazionale. Intanto, il Pd ha chiesto nell’Aula della Camera che “il governo, nella persona del ministro Raffaele Fitto, riferisca al Parlamento sulla situazione dell’ex Ilva” di Taranto.
“La più grande acciaieria d’Europa sta per essere buttata a mare dal governo italiano non per dolo, ma per totale incapacità”, accusa il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano che chiede “una forma corretta di acquisizione da parte del governo delle quote societarie per proseguire le attività”.
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