“Limitarsi a commentare le decisioni che ci trovano in disaccordo con le organizzazioni sindacali – afferma il Coordinatore della UIL Taranto Pietro Pallini – nel firmare l’accordo sulla CIGS per Acciaierie d’Italia, nella situazione in cui versa la grande fabbrica, sarebbe riduttivo. La UIL resta fermamente convinta che, con la ratifica di questo patto, gli eventi, purtroppo, non possano che peggiorare perché di riorganizzazione non c’è la benché minima traccia. Le tutele? Meglio non dire. Un azzardo, tanto sul piano dei numeri di lavoratori coinvolti che delle tutele, nondimeno delle provocazioni. Per la prima volta si assiste a una dichiarazione da parte dell’azienda che di fatto è tesa a smentire la valenza dell’accordo del 6 settembre 2018, dietro la minaccia, tutt’altro che velata, della rescissione del contratto del 2017 sul delicatissimo tema del reintegro degli oltre 1600 lavoratori di ILVA in A.S.
Le ragioni che spingono la UIL a queste valutazioni sono molto semplici. Una tra tutte: le salvaguardie dell’accordo del 6 settembre 2018 mai ridiscusso. Con un minimo di analisi si considera il perché l’accordo appena siglato, così com’è, si dimostra svuotato, lontano da tutto e tutti. Con un minimo di memoria, riaffiorano le dichiarazioni dell’amministratore delegato Lucia Morselli nel corso della lunga intervista al programma di RAI1 Porta a Porta del 17 giugno 2020. L’A.D. dichiarò nel corso dello speciale che durante gli accordi commerciali del 4 marzo 2020 tra multinazionale e governo, fu proprio quest’ultimo a non voler coinvolgere il sindacato, dal fatto che avrebbe dovuto legittimamente essere coinvolto in seguito per tutti gli aspetti necessari al riequilibrio dell’azienda, quello occupazionale incluso.
Com’è andata lo sappiamo. Nessuna convocazione e riequilibrio, tanto che a neanche sei mesi dal 4 marzo 2020 si dà avvio al secondo accordo commerciale del 10 dicembre del 2020 per l’ingresso dello stato attraverso Invitalia. La prima (si fa per dire) pioggia di milioni pubblici, ben 400 per l’aumento di capitale a cui si associa la seconda grandinata di milioni del 13 febbraio 2023 con un finanziamento soci da ben 680 milioni di euro. Del rispetto, della correttezza e della giustizia annunciati, in tutto questo la UIL ci vede ben poco, anzi, nulla.
Sottraendosi al confronto (quello serio) con il sindacato, ma davvero si ha la presunzione di credere che si possano sottoscrivere accordi di questo tipo? che valenza oggi avrebbero? e quale credibilità mi chiedo. Tutto va nel perfetto senso contrario al principio stesso di una CIG straordinaria e di tutti i crismi necessari. Manca tutto: dall’ambientalizzazione certa al mantenimento di tutti i livelli occupazionali, a partire dagli oltre 1600 lavoratori di Ilva in Amministrazione straordinaria e le tutele sacrosante dei lavoratori del bacino degli appalti. Si sancisce, condividendolo, perfino la disparità di trattamento tra lavoratori.
Adesso è doveroso che la UIL, primo sindacato nella categoria dei metalmeccanici, continui a mettere in campo ogni iniziativa necessaria a evitare la catastrofe ambientale e occupazionaleche si preannuncia con la prosecuzione di una CIGS, per accordo, di cui fatico a intravederne i confini. Ci mobilitiamo da anni con presidi e scioperi e continueremo a farlo, soprattutto adesso, diversamente dimenticheremmo anche noi il senso stesso di quelle proteste che certo non possono essere racchiuse in una paginetta di accordo.
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