Se il futuro per l’ex Ilva non è mai stato così incerto, il presente ha già una certezza: sono finiti soldi e tempo a disposizione. E’ uno scenario grave quello delineato dal presidente del Cda di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabè, che in audizione presso la commissione Attività produttive della Camera mette in fila “problemi urgentissimi” da affrontare “immediatamente”. Mentre il Governo, impegnato in un confronto con Arcelor Mittal che detiene il 62% di Acciaierie (l’altro 32% è nelle mani di Invitalia), tenta di creare le condizioni per un rilancio della società.
La gravità della situazione è ben testimoniata dal rischio, definito “imminente” da Bernabè, che la fornitura di gas venga interrotta: “Serve una caparra di circa 100 milioni al fornitore, ma la società non è in grado di pagare”, avverte, spiegando come il servizio di fornitura del gas in regimi di default, di cui Accierie beneficia in questo periodo, “è destinato a concludersi a brevissimo”.
L’alternativa sarebbe quindi una fornitura commerciale “che la situazione finanziaria dell’azienda rende estremamente difficile”. Lo scenario, anche nell’ottica del piano di decarbonizzazione, è reso ancora più complicato dalla difficoltà per Acciaierie di accedere a forme di finanziamento di mercato. In altre parole: il sistema bancario non le concede finanziamenti.
E questo, per una società che ha oltre 3 miliardi di fatturato, con un fabbisogno di circolante minimo pari a circa 2 miliardi, è un problema che Bernabè sintetizza così: “Senza accesso al credito bancario la società si spegne per consunzione”. Intanto ribolle il fronte sindacale, con assemblee negli stabilimenti e una data cerchiata sul calendario, il 20 ottobre, quando si terrà uno sciopero di ventiquattro ore in tutti gli stabilimenti ex Ilva e una manifestazione nazionale a Roma. A Taranto, sottolineano i sindacati dei metalmeccanici, “la produzione di acciaio viaggia sotto quota 3 milioni di tonnellate, la metà della sua capacità. Nel complesso 3mila lavoratori sono in cassa integrazione e l’indotto è in stato comatoso”.
Per Fim, Fiom e Uilm il futuro dell’ex Ilva passa quindi da una scelta obbligata: un immediato cambio di governance e di gestione dell’intero gruppo, con il passaggio della maggioranza in mano pubblica, così da rilanciare un comparto strategico come quello della siderurgia. Come se non bastasse ad aggiungere incertezza c’è anche l’instabilità politica internazionale che, inevitabilmente, si riverbera sulla stabilità dei mercati, soprattutto quelli energetici. Secondo Bernabè l’attuale crisi in Medio Oriente, con l’aumento del costo dell’energia e in particolare del gas, “rischia di far precipitare la situazione di Acciaierie”.
“Bene fa il ministro Fitto a ingaggiare una trattativa per avere, finalmente, visibilità sulle intenzioni di lungo periodo del socio Arcelor Mittal”, ma non c’è più tempo a disposizione: occorre destinare alla società “i soldi che sono necessari a sopravvivere”, avverte Bernabè.
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