“Ci si può davvero entusiasmare per l’accensione di un altoforno a Taranto, città tristemente nota come “Terra di sacrificio” secondo l’ONU, nonostante le drammatiche conseguenze per la salute dei suoi abitanti? È questa la domanda che si pone il M5S in una nota firmata da Mario Turco, vicepresidente, Leonardo Donno, coordinatore regionale M5S Puglia, Francesco Nevoli, coordinatore provinciale M5S Taranto, e Gregorio Stano, rappresentante territoriale M5S Taranto.
Una domanda rivolta al ministro Adolfo Urso, che il prossimo 15 ottobre visiterà lo stabilimento siderurgico di Taranto con l’intento di avviare simbolicamente la produzione dell’altoforno 1, dopo il recente riavvio dell’AFO 4. “Ma quella che viene presentata quasi come una cerimonia festosa, a nostro avviso è una vera e propria tragedia annunciata”, continua il M5S.
“Le emissioni inquinanti della produzione a carbone contribuiranno inevitabilmente ad aggravare la già fragile situazione sanitaria di Taranto, mettendo ulteriormente a rischio la vita di donne, uomini e bambini. Eppure, ciò che viene descritto come una ripartenza economica sembra piuttosto un altare sacrificale, su cui vengono immolate le vite dei tarantini in nome del profitto e di interessi economici che, attraverso il ricatto occupazionale, costringono molti a partecipare a questo dramma”, aggiungono.
“La decisione del Governo va in totale contrasto con le sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che hanno condannato lo Stato Italiano per la mancata tutela della salute e dell’ambiente a Taranto. Il MoVimento 5 Stelle ha recentemente presentato un’interrogazione alla Commissione Europea, chiedendo che venga rispettata la sentenza sulla procedura di rilascio dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), in linea con i principi del Green Deal”, prosegue il M5S.
“A tutto questo si aggiunge la notizia dell’ipotesi di insediare una nave rigassificatrice nel porto di Taranto, un’ulteriore minaccia per una città già gravata da molteplici fonti di rischio per la salute, tra cui l’ex Ilva e la base navale NATO. Di fronte a questo scenario, il silenzio delle altre forze politiche locali è assordante. Noi, però, non arretreremo di un passo: continueremo a lottare per la salute e la dignità dei tarantini, opponendoci fermamente alla riaccensione degli altiforni e chiedendo una vera riconversione del territorio”, concludono Turco, Donno, Nevoli e Stano,
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