Ecco il documento redatto dal consiglio di fabbrica. “In data odierna si è svolto il consiglio di fabbrica al quale hanno partecipato la Fiom/Cgil, Uilm/Uil e Usb. Proprio stamani abbiamo appreso a mezzo stampa che il governo sta decidendo di inserire nel prossimo decreto per l’ex Ilva l’erogazione di un prestito ponte di 650-680 milioni di euro per sanare le difficoltà di liquidità finanziaria della società. Tale decisione non è coerente con quanto dichiarato in sede ministeriale in cui si sosteneva le necessità di un cambio della governance attraverso un aumento di capitale per il passaggio in maggioranza di Invitalia. Riteniamo del tutto sbagliato concedere finanziamenti pubblici senza indicare un percorso chiaro di quello che dovrebbe essere il futuro occupazionale e ambientale di Taranto e che inevitabilmente potrebbe avere pesanti ripercussioni per il tessuto produttivo e sociale di Taranto. Bisogna evitare un dramma occupazionale che riguarderebbe 20000 lavoratori e il futuro di una intera comunità qualora il finanziamento pubblico fosse destinato alla gestione unilaterale di ArcelorMittal.
Pertanto, a valle del consiglio di fabbrica, consapevoli di questo grave atto di irresponsabilità del governo che cede di fatto ai ricatti e ai continui bluff di un amministratore delegato, i rappresentanti di Fiom, Uilm e Usb si sono recati presso l’uscita della direzione per chiedere un incontro al prefetto e inspiegabilmente sono stati bloccati dai vigilanti su indicazione aziendale, impedendoci di fatto l’uscita. Ci sono stati momenti di forte tensione tra i delegati e i custodi che hanno costretto un dirigente sindacale USB a far ricorso alle cure mediche. Gli stessi rappresentanti sindacali sono riusciti ad uscire dal lato direzione giungendo nei pressi della statale 100 rallentandone il traffico. E’ seguita una convocazione da parte del Prefetto di Taranto al quale abbiamo comunicato l’accaduto rappresentando l’indignazione, la rabbia e la disperazione di tutti i lavoratori nei confronti dell’attuale gestione aziendale.
Per tali ragioni, viste le criticità e i comportamenti aziendali che denotano una assoluta mancanza di rispetto della dignità umana le scriventi organizzazioni sindacali chiederanno al sindaco di Taranto, al presidente della provincia, a tutti i sindaci dell’area ionica e al Presidente della Regione Puglia una convocazione, presso la sede della Provincia di Taranto, per il prossimo 28 dicembre (dato l’ennesimo rinvio dell’assemblea dei soci al 29 p.v.). In quella sede la nostra volontà è di decidere una giornata di mobilitazione entro il 13 gennaio 2023 durante la quale ci presenteremo insieme alle istituzioni che decideranno di esserci, a tutti i lavoratori sociali, di Ilva in As, e degli appalti, presso la sede di Palazzo Chigi a Roma, per rivendicare una giusta transizione ecologica che può avvenire esclusivamente attraverso il cambio della governance con l’ingresso in maggioranza pubblica.
In assenza di una convocazione, ci autoconvocheremo davanti alla sede della provincia li giorno 28 dicembre p.v. e ci organizzeremo per manifestare a Roma insieme ai lavoratori.
E’ giunto il momento che istituzioni locali, regionali e nazionali insieme a tutte le organizzazioni sindacali si assumano le proprie responsabilità scegliendo con i fatti e non con le parole da che parte stare. Deve essere chiaro a tutti che, allo stato attuale, si sta o con i lavoratori e i cittadini o con la multinazionale. Non esistono strade alternative ambigue o vie di mezzo dietro alle quali nascondersi. È giunto il momento delle scelte per uscire da una situazione di stallo ormai sempre più insostenibile”.
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