“Dinanzi alle dichiarazioni sull’ex Ilva rilasciate dall’arcivescovo di Taranto Mons. Ciro Miniero restiamo letteralmente esterrefatti e sbigottiti”. Lo sottolineano i consiglieri comunali Massimo Battista (Una città per cambiare Taranto) e Luigi Abbate (Taranto senza Ilva) riferendosi a dichiarazioni rilasciate a Radio Vaticana. Miniero ha affermato, tra l’altro che “non c’è alternativa a quella fabbrica”. Per i due consiglieri è un’espressione “che dimostra un’assoluta chiusura mentale. Taranto ha infinite risorse naturali e storiche che dovrebbero rendere la nostra città libera e non più schiava dell’acciaio. Dio, per chi è credente, ha creato il mare, il sole e la terra, non certo l’acciaio. La chiusura sarebbe una catastrofe? Mons. Miniero non vede o non vuol vedere che la catastrofe è già in atto da decenni, ci riferiamo alla strage dei tarantini ammalati di cancro e morti a causa di quello stabilimento. Ma la catastrofe non attiene solo alla vita e alla salute, riguarda anche l’aspetto economico: parliamo di stipendi che non arrivano neppure a 1000 euro al mese. I tarantini sono ‘schiavi’ predestinati alla produzione dell’acciaio. Dunque, un peccato originale, una condanna irreversibile cui la comunità tarantina deve soggiacere. Siamo credenti ma non ci riconosciamo in questa Chiesa”.
Monsignor Miniero: “Equivocate le mie parole” – “Sento la necessità di intervenire a seguito dell’interpretazione di una recente intervista. A volte le parole di una conversazione non rendono con chiarezza i pensieri. Non volevo assolutamente esprimere un fatalismo sul destino della città e la conseguente impossibilità di un cambiamento. Tutt’altro. Volevo semplicemente dire, e spero che si percepisca la bontà del mio pensiero, che Taranto, la nostra comunità, costituita di fatto intorno alle sorti dello stabilimento siderurgico, ha diritto a ricevere risposte certe. La situazione in merito allo stabilimento siderurgico ha assunto nel tempo sempre più i tratti della drammaticità. Se da un lato viene ribadita la strategicità dello stesso per il Paese, dall’altro sono solo la città di Taranto e i suoi cittadini a soffrirne l’impatto economico e ambientale”.
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