”Se la comunicazione giunta questa mattina da Acciaierie d’Italia alle parti sindacali fosse confermata, costituirebbe un atto gravissimo che metterebbe a rischio un intero settore economico e centinaia di lavoratori”. Lo afferma il senatore Mario Turco, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, in merito alla decisione dell’azienda di sospendere da lunedì prossimo nello stabilimento siderurgico di Taranto le attività di 145 imprese appaltatrici. “Proprio questa settimana – osserva Turco – il Movimento 5 Stelle ha presentato un emendamento al Decreto Aiuti ter al fine di destinare il miliardo di euro stanziato dal governo Draghi, a tutela di ambiente, salute, lavoro e imprese dell’indotto. Proposta, purtroppo, bocciata dal governo Meloni e non sostenuta dall’opposizione da Azione, Italia Viva, Sinistra Italiana e Verdi”. “Senza una precisa destinazione di queste ingenti risorse – insiste il senatore – si rischia l’ennesimo spreco di denaro pubblico. Chiediamo chiarezza e garanzie al governo Meloni sul futuro dell’impianto siderurgico” e “vorremmo vedere sbloccati i pagamenti in favore delle imprese dell’indotto, che vantano crediti per oltre 100 milioni di euro”.
“Un simile modus operandi va efficacemente contrastato e, mai come in questo momento, il Governo è chiamato, a chiarire la sua posizione in merito, mettendo al primo posto il rispetto di una comunità che ha già sacrificato tanto in termini di vivibilità, e ancora prima di salute e ambiente”. Così il deputato del Pd Ubaldo Pagano in merito alla sospensione dell’attività di 145 aziende dell’appalto comunicata da Acciaierie d’Italia alle organizzazioni sindacali. “Strano, a voler usare un eufemismo, che – aggiunge – una simile comunicazione arrivi quasi alla vigilia dell’incontro che, come parlamentari jonici, avremo con i sindacati di categoria. Come va letta questa decisione se non come un tentativo di utilizzare la minaccia occupazionale come arma per ottenere ancora risorse dal Governo?”. “Certo è – conclude Pagano – che le ripercussioni sul piano occupazionale sono tutt’altro che irrilevanti. Si parla di non meno di 2.000 lavoratori”.
Per il consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio (PD) “un’altra tegola colpisce il sistema produttivo di Taranto. La decisione di Acciaierie d’Italia di sospendere le attività di 145 imprese dell’appalto, mette a rischio centinaia di posti di lavoro e rende più debole un sistema già in grave difficoltà. Le aziende locali e le nostre maestranze hanno garantito il funzionamento di un complesso industriale obsoleto che ha bisogno di interventi urgenti e radicali. Le imprese e i lavoratori hanno sopportato ritardi di mesi, talvolta di anni, nel pagamento di prestazioni e forniture regolarmente erogate. Per questo, il provvedimento di Acciaierie d’Italia appare grave. Questa vicenda è il chiaro segnale di relazioni ormai azzerate tra l’azienda e la comunità che la ospita. Ma Taranto non può essere trattata così. L’intera questione dell’ex Ilva va urgentemente affrontata dal nuovo Governo”.
Sinistra Italiana Taranto sollecita il Governo a intervenire con la massima urgenza “per evitare una catastrofe sociale e mettere fine a questa inaccettabile situazione, dando una svolta definitiva alla vertenza e puntando con determinazione ad una vera riconversione ecologica del sito”.
Franco Rizzo, Coordinatore provinciale Usb Taranto: “Acciaierie d’Italia porta all’esasperazione il rapporto con le aziende dell’appalto, bloccandole e apre a Taranto un altro pesantissimo capitolo sul piano occupazionale. Non sono meno di 2.000 i lavoratori ai quali da lunedì sarà negato l’ingresso in fabbrica con disattivazione del badge. Unico scopo di Acciaierie d’Italia è quello di avere altro denaro. Riteniamo che le risorse pubbliche non devono servire per pagare i debiti contratti da Adi, ma bensì per mettere in sicurezza la fabbrica e per la comunità. Giusto, a nostro avviso, che ci sia un aumento della quota societaria dello Stato che lo farebbe diventare maggioritario rispetto al privato. Questo è quello che Usb chiede al Governo. La nostra organizzazione sindacale è decisamente preoccupata per le conseguenze di questo atteggiamento che va inevitabilmente a surriscaldare il clima, già caldo, all’interno dell’acciaieria tarantina. Un invito alla politica ad essere accanto a noi, e soprattutto ai lavoratori e alla città in questa ennesima battaglia in difesa del territorio”.
La decisione di Acciaierie d’Italia di sospendere l’attività di 145 aziende che operano nell’appalto è, a nostro avviso, un ricatto nei confronti degli operai e di tutta la città. Nei mesi scorsi più volte i sindacati hanno lanciato l’allarme per i ritardi degli stipendi degli operai dell’indotto, con uno scaricabarile tra la multinazionale e le aziende locali che lamentavano ritardi nei pagamenti. Oltretutto non è la prima volta che accade: già nei confronti del governo “Conte I” Arcelor Mittal non esitò ad usare gli operai diretti come arma di ricatto per chiedere il ripristino dell’immunità penale. Riteniamo che sia necessaria la nazionalizzazione di quella fabbrica in modo che si possano garantire diritti, salute e lavoro attraverso l’introduzione di VIIAS e l’attuazione di una vera transizione ecologica. Non possiamo lasciare il nostro futuro nelle mani di una multinazionale: il presidente Bernabè dica qualcosa e spieghi cosa ha intenzione di fare Invitalia con i 700 milioni stanziati per questo stabilimento, riteniamo ormai improcrastinabile il tempo delle scelte che riguardano questo stabilimento siderurgico e la città. È il pensiero di Maurizio Acerbo, segretario nazionale Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea.
Acciaierie d’Italia con una nota odierna inviata a 147 aziende dell’appalto comunica la sospensione del rapporto lavorativo di forniture e prestazioni d’opera “prevedibilmente fino al 16 gennaio 2023, oppure fino all’anteriore data prevista” dai contratti stipulati. Nello specifico, si legge sempre nella comunicazione rivolta ai medesimi soggetti, ogni azienda dell’appalto destinataria della comunicazione dovrà abbandonare la fabbrica entro lunedì 14 novembre “decorso tale termine sarà inibito ogni accesso in stabilimento”. “Dopo la comunicazione odierna di sospensione attività – ha detto il Segretario generale UILM Davide Sperti – per quasi 150 aziende degli appalti in Acciaierie d’Italia, la situazione è drammaticamente peggiorata. Per la UILM non c’è più tempo d’aspettare. Lunedi 14 novembre avevamo già organizzato con tutte le altre sigle sindacali, e con i parlamentari ionici, un incontro per fare il punto della situazione. Ascolteremo senz’altro i parlamentari ionici che interverranno all’evento monotematico di lunedì ma, per quanto riguarda la UILM e la UIL, nella stessa giornata proclameremo azioni di protesta immediate. Non staremo a guardare inermi il funerale dell’intero territorio”.
“Dopo questa agghiacciante decisione – ha tuonato il Coordinatore UIL di Taranto Pietro Pallini – cos’altro attende il Governo? Non c’è altro tempo da perdere. L’incontro di lunedì 14 non può certo essere un ventaglio di intenti, nel senso che da questo momento, c’è un’unica strada da percorrere: disinnescare la bomba sociale che si prepara e quelle che potrebbero essere le reali ricadute di tutto ciò. Ci rivolgiamo, dunque, ai parlamentari e al Governo affinché da subito si avvii ogni azione tesa a evitare il de profundis di una comunità già in ginocchio e che non sarà spettatrice di ulteriori sfregi nel ginepraio delle umiliazioni”.
Apprendiamo della notizia di 145 imprese che da lunedì non verranno più ammesse all’interno di Acciaierie d’Italia. Ci sembra di assistere ancora una volta all’ennesimo film già visto, il ricatto occupazionale sulla pelle dei lavoratori da parte dell’azienda, che utilizza gli operai per chiedere altre risorse al governo – spiegano gli esponenti di Europa Verde Taranto -. Riteniamo inaccettabile questo atteggiamento e chiediamo al governo di agire subito in tal senso. quella fabbrica, che continua ad inquinare, provoca malattie e morti, danneggia l’ambiente, non tutela e non paga i lavoratori, cade a pezzi e non produce più utili ma anzi è in perdita, non potrà più essere il futuro e non ha motivo di continuare ad esistere. I fondi destinati ad Ilva vengano utilizzati per pagare gli operai ed avviare un vero processo di riconversione del territorio”.
Per Con Taranto “ha il sapore del ricatto la decisione di Acciaierie d’Italia di sospendere a tempo indeterminato 145 aziende dell’indotto già ridotte sul lastrico a causa dei ritardi nel pagamento delle fatture. La decisione, comunicata alle organizzazioni sindacali di categoria, rappresenta un ennesimo schiaffo alla città e ai lavoratori. Saranno almeno duemila gli operai che da lunedì resteranno senza lavoro. Un film già visto. Si utilizza il ricatto occupazionale per tentare di ottenere soldi dal Governo. L’azienda si beffa nuovamente dalla città per il proprio tornaconto. Il cerino è ora in mano al Governo centrale chiamato a non cedere alle minacce ma a salvaguardare gli interessi della città di Taranto, del tessuto imprenditoriale e dei lavoratori che non possono continuare ad essere considerati quale merce di scambio.Siamo pronti, come movimento politico, a scendere in piazza affianco ai lavoratori e ai loro rappresentanti sindacali per tutelare la dignità di una intera comunità”.
Paolo Castronovi, Consigliere Comunale Segretario Cittadino PSI di Terra Jonica: “Il consiglio nazionale del Partito socialista Italiano, riunito a Roma in assemblea e sollecitato dai compagni della Federazione di Taranto Paolo Castronovi e Salvatore Mattia, ha approvato un ordine del giorno che esprime solidarietà ai lavoratori ed alle rappresentanze sindacali per l’inopinata decisione unilaterale di Acciaierie d’Italia di sospendere da lunedì i lavoratori di 145 aziende dell’indotto. Al contempo il consiglio nazionale del PSDI chiede al Governo di intervenire immediatamente affinché l’azienda retroceda da questa iniziativa unilaterale che assesta un altro duro colpo alla situazione economica delle famiglie interessate dal provvedimento. Non è più tollerabile il comportamento di Acciaierie d’Italia, purtroppo ancora condotta da Arcelor Mittal, nei confronti della nostra comunità e delle necessità produttive dell’intera nazione. Parteciperemo attivamente ad ogni iniziativa tesa a fermare questa deriva di Acciaierie d’Italia che ormai agisce come un ottocentesco “padrone delle ferriere”. Parimenti saremo al fianco del Sindaco e Presidente della Provincia Rinaldo Melucci che anche in questa occasione saprà, a “schiena dritta”, difendere i diritti e la dignità del nostro territorio”.
Gambardella-Sperti (Uilm): “Da lunedì mobilitazione per costringere Governo a intervenire”. “Con la sospensione dei contratti di appalto da parte di Acciaierie d’Italia si corre il serio rischio di superare il punto di non ritorno. Con questa sciagurata decisione del management dell’ex Ilva si incrementa a livelli insostenibili il numero dei lavoratori in cassa integrazione, considerando i 1.600 in Amministrazione straordinaria, i 3 mila dipendenti e tutti le migliaia di lavoratori dell’indotto interessati da questo atto. A questo punto ci chiediamo, dopo le esternalizzazioni fatte in questi anni da parte del management acciaierie D’Italia, come possa essere assicurata la continuità produttiva ma soprattutto la sicurezza degli impianti. Ora è necessario che il Governo faccia presto per assicurare una corretta gestione del più grande stabilimento siderurgico europeo e che faccia tutto il possibile per garantire l’occupazione, l’ambiente, la salute, la sicurezza e la continuità. A partire da lunedì, a valle dell’incontro con i parlamentari locali, partirà la mobilitazione da parte delle organizzazioni sindacali. Non c’è più tempo da perdere, non possiamo tollerare che si giochi sulla pelle su migliaia di lavoratori e il futuro di un’intera comunità”. Lo dichiarano Guglielmo Gambardella, Segretario nazionale Uilm e Responsabile del settore siderurgico, e Davide Sperti, Segretario Uilm Taranto”.
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