L’organizzazione criminale dedita al traffico di droga nei paesi del versante orientale della provincia di Taranto, sgominata dai carabinieri, aveva allestito la base operativa nel cimitero di Sava (Taranto), dove venivano nascoste anche armi nei loculi.
Un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Lecce su richiesta della Procura della Repubblica-Direzione Distrettuale Antimafia, è stata eseguita a carico di 19 persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo e ricettazione, nei comuni di Sava e Torricella.
La droga, secondo quanto riportato nel provvedimento restrittivo, veniva acquistata a Francavilla Fontana (Brindisi) da “soggetti evidentemente ben inseriti nel settore dei narcotici” e spacciata nei comuni del versante orientale del tarantino grazie a un nutrito gruppo di pusher, anche in pieno lockdown. Proprio nella Città degli imperiali, sono state eseguite 2 misure cautelari in carcere emesse a carico dei fratelli Carlo Di Palmo, 50 anni, e Daniele Di Palmo, 34 anni, accusati di reati in materia di droga. Anche un terzo fratello 40enne, al momento irreperibile, è stato raggiunto da misura restrittiva, sempre per presunti episodi di spaccio. Indagato a piede libero anche un altro francavillese.
Il presunto sodalizio criminoso avrebbe “riconvertito il cimitero di Sava nella base operativa logistica del gruppo, dove, al sicuro da occhi indiscreti, sarebbero avvenuti gli incontri con fornitori e pusher”.
Sempre nel cimitero, scrive il gip nell’ordinanza, “sarebbero avvenuti, poi, i conteggi dei proventi dell’attività di spaccio, la suddivisione degli utili e in alcune occasioni anche il taglio dello stupefacente”.
Due degli indagati avrebbero occultato armi illegalmente detenute in un loculo vuoto di proprietà di una ignara famiglia: all’interno, gli investigatori hanno rinvenuto 3 fucili, di cui uno a pompa, e vario munizionamento, anche per pistole, che da successivi accertamenti sono risultati rubati.
Tornato in libertà dopo un lungo periodo di detenzione, un indagato “aveva sin da subito ripreso le redini delle attività criminose del suo territorio, forte del suo carisma criminale”, si legge nel provvedimento cautelare. Nel periodo in cui era ristretto in carcere, l’uomo “avrebbe costretto altri gruppi criminali presenti sul territorio sud-orientale della provincia di Taranto al ‘fermo’, non permettendo agli stessi di poter gestire alcun traffico legato allo spaccio di droghe, se non sotto il suo diretto controllo”.
L’ordinanza è stata eseguita nelle province di Taranto, Brindisi, Lecce, Bari e Nuoro con l’ausilio di 130 carabinieri.
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