“Nell’era digitale, i social media sono diventati parte integrante della nostra vita quotidiana. Da Facebook a Instagram, offrono a tutti la possibilità di condividere pensieri, immagini e video in pochi istanti, collegandoci con il mondo intero. Tuttavia, con questo immenso potere comunicativo arriva anche una grande responsabilità, spesso ignorata quando si tratta di diffamazione e violazione della reputazione altrui”. Lo scrive in una nota Elio Dalto, manager tarantino delle politiche attive.
“In Italia, la diffamazione è un reato severamente punito, ma le piattaforme social operano principalmente secondo le normative del loro paese d’origine, spesso gli Stati Uniti. Questo crea un conflitto legale, poiché negli USA le leggi, come il Communications Decency Act, proteggono le piattaforme dai contenuti generati dagli utenti. In Italia, invece, le normative richiedono una maggiore attenzione alla rimozione dei contenuti offensivi, creando una discrepanza che lascia i cittadini italiani vulnerabili”, spiega Dalto.
“Le conseguenze della diffamazione online possono essere devastanti, soprattutto quando un contenuto offensivo diventa virale, causando danni psicologici gravi alle vittime. Nonostante gli sforzi delle autorità italiane, l’impossibilità di applicare le leggi italiane a società straniere lascia molti cittadini senza protezione adeguata”, continua.
“Per risolvere questo problema, è necessaria una riforma legislativa che obblighi le piattaforme social a rispettare le leggi del paese in cui operano. Solo attraverso una maggiore cooperazione tra governi e aziende tecnologiche sarà possibile garantire un ambiente digitale sicuro e giusto per tutti, dove la libertà di espressione non diventi un pretesto per l’abuso”, conclude Elio Dalto.
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