Taranto, un tempo fulcro dell’industria della Difesa, assiste a un progressivo svuotamento della sua forza lavoro civile, con ripercussioni sul tessuto economico locale. L’Arsenale Militare, che contava 1.400 dipendenti, ne registra oggi appena 800, mentre il Comando Stazione Navale Mar Grande è sceso da 540 a 340 unità. Una riduzione del 40% che, secondo la UILPA, rischia di compromettere l’efficienza operativa degli enti militari e il futuro occupazionale della città.
“La situazione è insostenibile – denuncia Vincenzo Boccadamo, segretario aziendale e coordinatore RSU UILPA Maristanav Taranto –. Ogni pensionamento si traduce in una perdita di competenze difficilmente recuperabile, mentre i concorsi pubblici, rari e mal distribuiti, non colmano il vuoto”.
Anche l’estensione della permanenza in servizio oltre i 67 anni si è rivelata inefficace: “Doveva agevolare il passaggio generazionale, ma ha solo ritardato il problema, senza garantire il trasferimento di know-how”.
Il confronto con altri paesi europei evidenzia il divario: l’Italia conta appena 11.600 civili nella Difesa, contro i 50.000 della Germania, i 62.500 della Francia e i 58.300 del Regno Unito. “Ridurre il personale civile significa compromettere la capacità operativa delle Forze Armate e aumentare le esternalizzazioni con costi pubblici fuori controllo”, avverte Boccadamo.
La UILPA chiede un piano straordinario di assunzioni per garantire il ricambio generazionale e salvaguardare le competenze tecniche. “Questa potrebbe essere l’ultima occasione per rilanciare un comparto strategico per Taranto e per il Paese. Non coglierla sarebbe un errore imperdonabile”.
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