TARANTO- È stato celebrato da Virgilio col nome niger (ombroso), Orazio ne ha cantato le “dolci acque” e per Tommaso Niccolò D’Aquino è stato una delle “delizie Tarantine”: il fiume Galeso sarebbe dovuto diventare il fulcro di un bioparco letterario e, invece, oggi le sue sorgenti sono discariche a cielo aperto.
La denuncia arriva dall’associazione ambientalista Legambiente che, in occasione della visita di un gruppo di studenti, è andata a fare un sopralluogo in zona. Dai sanitari ai mobili, dai resti di automobili agli elettrodomestici: l’appello per salvaguardare e valorizzare il fiume dei poeti Galeso è stato fatto anche al commissario del comune di Taranto, Vincenzo Cardellicchio, e al commissario straordinario alle bonifiche, Demetrio Martino, attraverso una lettera corredata dalle foto. Di seguito, la descrizione del sopralluogo dei volontari di Legambiente.
“Abbiamo fatto un sopralluogo nell’area delle sorgenti, dove, ai primi di marzo, accompagneremo un gruppo di studenti per conoscere “dal vivo” un luogo che, per tanti, anche adulti, è solo un nome.
La strada d’accesso alle sorgenti, la strada vicinale Fonte delle Citrezze ci ha offerto uno spettacolo raccapricciante, essendo ridotta per lunghi tratti da una ininterrotta discarica, un devastante immondezzaio composto da ogni sorta di rifiuti (dagli inerti ai mobili, dai sanitari agli elettrodomestici, ai resti di automobili) che costituiscono, ormai, una parte aberrante del paesaggio.
Più avanti il sottopasso posto sotto la superstrada che scavalca il Galeso, anche da lontano appare anch’esso ingombro, da ambo i lati, di ogni genere di rifiuti tanto da restringere la carreggiata al punto da lasciare percorribile in auto solo uno stretto corridoio centrale. Una foto del sottopasso, già traboccante di monnezza compariva peraltro sul sito del commissario alle bonifiche di Taranto, nel dossier fotografico relativo a ‘Mar piccolo – bonifica e riqualificazione ambientale delle sponde e delle aree contermini. Campagna di sopralluoghi per l’individuazione, censimento e mappatura dei rifiuti presenti sulle sponde del Mar Piccolo e delle aree contigue’ sin dal 5 febbraio 2016.
Una situazione inaccettabile, peraltro gravemente peggiorata rispetto alle segnalazioni già effettuate da Legambiente, oltre che da altre associazioni e cittadini, prima della pandemia covid19: la monnezza attrae sempre altra monnezza in un circolo vizioso che occorre spezzare prima che sia troppo tardi.
Legambiente crede sia indispensabile e urgente un intervento straordinario di pulizia della strada, del sottovia e dell’intera area, per asportare i cumuli di rifiuti che costituiscono un pericolo per la salute dei cittadini, oltre che un insulto alla bellezza e alla storia dei luoghi, unitamente all’adozione di sistemi di videosorveglianza che fungano da disincentivo all’utilizzo illegale dell’area come discarica a cielo aperto da parte di autentici ecocriminali.
‘Assumere la qualità del paesaggio come fondamento dello scenario strategico per lo sviluppo del nostro Paese, nel mondo contemporaneo ormai globalizzato, è una grande opportunità oltre ad essere la risposta necessaria che le istituzioni e la politica dovrebbero dare ai cittadini rispetto alla domanda di ambienti di vita quotidiana capaci di contribuire al benessere individuale e collettivo’.
Comincia così il preambolo della Carta nazionale del paesaggio: gli interventi che proponiamo sono la premessa necessaria affinché il Galeso possa essere capace di assolvere a questo compito tornando a essere una delle delizie tarantine. Per questo torniamo a lanciare l’appello: “Salviamo il Galeso, il fiume dei poeti”.
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