BARI – Queer letteralmente significa “strano”, “bizzarro” e deriva dal tedesco quer, “diagonale”, “di traverso”. Sta a indicare chi non vuole chiudersi in una definizione vincolata alle preferenze sessuali. Si tratta di liberarsi da un’immagine di sé e del mondo statica, da una soggettività granitica e sempre identica a sé stessa, di non presupporre di sé o delle altre persone qualcosa che rispetti una norma, un canone. Parte da qui il Bari Diversa, il Festival del Pensare Queer, la due giorni dedicata alla diversità in tutte le sue forme. Attraverso lectio, speech, dibattiti, spettacoli e reading sul corpo, l’intersezione, l’immaginario, l’autocoscienza, l’arte, la neurodivergenza, la pedagogia di genere, il format vuole essere “un invito provocatorio a riconoscere e onorare la diversità che abita tanto la nostra città quanto ciascuno di noi”, spiegano gli organizzatori.
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