SAN MICHELE SALENTINO – C’è anche l’imprenditore Massimo Ferrarese, oggi commissario straordinario per i Giochi del Mediterraneo, tra i quattro imputati rinviati a giudizio per la morte di Franco Mastrovito, il 49enne che perse la vita il 26 gennaio del 2021 in seguito al crollo di un capannone di contrada Ajeni, a San Michele Salentino. Il procedimento ipotizza i reati di omicidio colposo e lesioni personali colpose. Insieme all’imprenditore 61enne, coinvolto come amministratore unico della Prefabbricati Pugliesi, il Gup Stefania De Angelis ha deciso per il rinvio a giudizio di altre tre persone. Si tratta del francavillese Domenico Padula, 50 anni, di Stefano Barletta, 58 di San Michele Salentino e di Giuseppe Mazzotta, 60enne di Novoli. Nel crollo del solaio altri operai rimasero feriti. L’inchiesta della Procura di Brindisi, Pm Alfredo Manca, punta a ricostruire con esattezza la dinamica e le eventuali responsabilità di quanto accaduto quel giorno quando Mastrovito, addetto al comando di un mezzo, venne travolto dalle macerie.
Morte operaio, in aula il 28 giugno
I legali di Ferrarese, gli avvocati Roberto Palmisano e Luca Perrone, contestano con una nota le perizie della pubblica accusa e, quindi, sono pronti a dare battaglia in aula.
“Con riferimento all’odierno rinvio a giudizio del dottor Ferrarese nella sua qualità di amministratore unico della Prefabbricati Pugliesi, preme evidenziare – si legge in una nota – che quanto sostenuto dai consulenti tecnici del pm è stato contestato vibratamente attraverso lavori consulenziali di primaria levatura; tali tecnici, infatti, hanno dimostrato come l’omesso getto del collarino di cui alla contestazione non avesse alcuna funzione strutturale e, quindi, in alcun modo eziologicamente riconducibile al crollo per cui è a processo”.
Ed è lo stesso Ferrarese, in serata, a commentare la notizia, rimarcando la sua totale estraneità ai fatti e ai reati contestati:
“Non avrei mai immaginato un rinvio a giudizio per una questione del genere, considerata la mia totale estraneità ai fatti anche perché quando si è verificata la tragedia noi avevamo già finito il lavoro e consegnato tutto due mesi prima. La mia azienda ha cantieri in tutto il Mezzogiorno d’Italia e sicuramente non avrei né il ruolo né il tempo di andare a controllare personalmente i collarini né nei miei cantieri né i collarini, come in questo caso, non realizzati da altre imprese. Inoltre, ho centinaia di collaboratori e quelli con mansioni di responsabilità hanno deleghe notarili per svolgere ruoli di capi cantieri e per effettuare controlli di questo tipo. Ed anche in questo caso hanno svolto egregiamente il loro compito, in quanto quel collarino, che comunque non avrebbe dovuto realizzare la mia azienda, non c’entra nulla in termini di stabilità strutturale, ma serve solo a proteggere i ferri d’armatura del pilastro da eventuali infiltrazioni”.
Prima udienza fissata per il 18 giugno 2024, presso il Tribunale di Brindisi. Alla sbarra, davanti al giudice Leonardo Convertini, sono attesi i quattro imputati.
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