Il prezzo del grano duro italiano ha toccato il minimo storico degli ultimi quattro anni, mettendo in grave difficoltà i cerealicoltori pugliesi. Molti agricoltori, soprattutto nelle province di Foggia, BAT e Murgia barese, stanno cedendo i propri terreni in affitto per destinarli a foraggio.
Lo segnala CIA Agricoltori Italiani di Puglia, sottolineando la preoccupante diminuzione del 13% degli ettari coltivati a grano duro e una riduzione produttiva del 30% negli ultimi tre anni. La Puglia, principale produttrice di grano duro in Italia, registra un calo senza precedenti che sta minando la sostenibilità dell’intero settore.
La situazione è particolarmente critica nelle aree della BAT e della Murgia barese, dove la mancanza di risorse idriche e la dipendenza dalla cerealicoltura rischiano di provocare un tracollo economico. Allo stesso modo, nel Foggiano, molti agricoltori stanno rinunciando alla semina, preferendo affittare i terreni per ridurre le perdite.
Nonostante la qualità eccellente del grano raccolto, con livelli proteici tra i più alti degli ultimi dieci anni, il prezzo riconosciuto ai produttori è drasticamente diminuito. Nel frattempo, i costi di produzione sono aumentati esponenzialmente, creando una situazione insostenibile per gli agricoltori, che vedono ridotta la loro capacità di investimento e programmazione.
La CIA Agricoltori Italiani lancia un appello urgente alle istituzioni, chiedendo misure concrete come l’esonero contributivo, agevolazioni creditizie e una revisione della PAC 2023-2027, ritenuta penalizzante per il settore. Tra le proposte avanzate anche la creazione di un Ente Nazionale del Grano Duro e il rafforzamento dei “Contratti di Filiera”.
“La battaglia per salvare la cerealicoltura italiana è una questione di sovranità alimentare”, dichiara Gennaro Sicolo, presidente regionale della CIA, che sottolinea la necessità di un piano di emergenza per il rilancio del settore.
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