Buio e luce, vita e morte, sapienza e tecnica, disperazione e speranza, si annidano nelle trasparenze di vetro che compongono le opere di Costas Varotsos una delle voci più significative della scultura contemporanea. Con il ritorno dell’artista greco nel Salento, il mito di Prometeo, colui che donò all’uomo il fuoco rubandolo agli dèi e per questo fu punito, si irradia dal Museo Castromediano di Lecce, portando alla ribalta la disillusione di chi vede il mondo alla deriva di fronte all’impotenza dell’uomo moderno che si nutre di altri miti insidiato dall’intelligenza artificiale che lo sospinge verso un punto di non ritorno in un momento storico già segnato dal frantumarsi dei simboli nazionali, dall’incapacità di coniugare il presente con il passato, dalla caduta degli dèi. Dopo l’illuminazione della maestosa lancia rossa che sfida il cielo, rimando esplicito al sacro fuoco rubato da Prometeo, grande successo di pubblico ha riscosso sin dall’inaugurazione la mostra “Elpis. Prometeo o del sogno infranto di Europa” a cura di Giusi Giaracuni e Luigi De Luca aperta al pubblico dal 29 giugno 2024 sino al 12 gennaio 2025 che restituisce centralità all’uomo, al suo coraggio, alla sue radici perdute e ai suoi sogni infranti. Dopo il lungo periodo di chiusura per i lavori di allestimento delle sculture di Costas Varotsos la Sezione Archeologica del Museo Castromediano riapre al pubblico e invita alla riflessione: la verità non è mai quella che appare. Ammirando le installazioni di Prometeo ed Elpis dello scultore greco, rientranti nel progetto del PAC 2022-2023, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, si innesca la scintilla della bellezza dell’arte e in fondo al vaso di Pandora traspare la luce di Elpis, la speranza, ultima dea.
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