BARI – Se da una parte funzionari e ingegneri della Asl bari si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, dall’altra gli imprenditori coinvolti avrebbero ammesso di aver versato tangenti per ottenere appalti dall’Azienda sanitaria del capoluogo. È questo, in sintesi, il bilancio della giornata di interrogatori di garanzia tenuti dal gip Giuseppe Ronzino e della pm Savina Toscani, nei confronti delle sei delle dieci persone finite in carcere martedì scorso con l’accusa di associazione a delinquere, corruzione, falso, subappalti illeciti e turbata libertà degli incanti e che ha portato a galla un sistema “collaudato” di mazzette non solo in denaro ma anche in gioielli, borse griffate, oggetti di arredamento e ristrutturazioni in casa.
Giovanni Crisanti, ritenuto amministratore di fatto della Costruzioni Bioedili srl, ha ammesso di aver pagato tangenti a Nicola Sansolini e Nicola Iacobellis, spiegando di averlo fatto per conto di Nicola Murgolo (ai domiciliari) e Ignazio Gadaleta (in carcere, che a sua volta ha ammesso di aver pagato circa 40mila euro). L’imprenditore ha ammesso di aver versato ‘mazzette’ per l’appalto da 4,2 milioni per la ‘Casa della Salute’ di Giovinazzo. Per i lavori nel Poliambulatorio di Ruvo di Puglia, invece, Crisanti ha detto di aver avuto il solo ruolo di ‘coadiuvare’ l’imprenditore Nicola Minafra. Lo stesso Minafra ha ammesso di aver consegnato degli orecchini di valore a Nicola Iacobellis (che avrebbe poi regalato alla moglie Paola Andriani, ai domiciliari, misura richiesta anche da Minafra e Gadaleta. Iacobellis, Sansolini e Sciannimanico, invece si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Crisanti, Minafra, Gadaleta, Sansolini e Iacobellis, insieme alla funzionaria della Asl Concetta Sciannimanico, sono in carcere da martedì. Oltre ad Andriani, sono ai domiciliari anche Murgolo, l’imprenditore Cataldo Perrone e l’agente di rappresentanza Giuseppe Rucci: il loro interrogatorio si terrà lunedì
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