BARI – Ha chiesto di essere interrogato Nicola Iacobellis, il funzionario della Asl di Bari in carcere dal 12 novembre con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e alla turbata libertà degli incanti. Iacobellis, assistito dagli avvocati Alessandro Faggiani e Antonio Portincasa, si era avvalso della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio di garanzia, ma a oltre due settimane dall’arresto ha deciso di chiarire la sua posizione agli inquirenti. Per i pm, avrebbe avuto un ruolo di vertice nell’associazione e avrebbe “coniato un raffinato meccanismo di occultamento delle tangenti, mediante l’acquisto di beni di lusso”, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. “Dopo aver scelto degli oggetti di lusso dai cataloghi presenti sui siti web di noti marchi – si legge ancora – rilevava il codice identificativo dell’articolo prescelto e demandava altri soggetti”, gli imprenditori Nicola Minafra e Giovanni Crisanti, arrestati nell’ambito dell’inchiesta “a provvedere direttamente all’acquisto”. Iacobellis, per gli inquirenti, avrebbe ottenuto negli anni “proventi illeciti verosimilmente” per 115mila euro, e avrebbe usato una stampante del suo ufficio per nascondere i contanti. Ai domiciliari è anche finita sua moglie, Paola Andriani, che avrebbe istigato il marito a “ottenere illecite utilità” per “la sua bramosia nel desiderare oggetti di lusso o di godere di un’agiatezza e un tenore di vita incongruo rispetto agli introiti di famiglia leciti”.
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