Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, ha sollevato preoccupazioni su un grave caso di spionaggio e dossieraggio che ha coinvolto oltre 6.000 accessi illegali a conti correnti di personaggi pubblici, tra politici, sportivi e figure dello spettacolo. Intervenendo alla festa de Il Foglio, Piantedosi ha sottolineato il sospetto che dietro queste azioni vi sia l’intento di alterare il normale percorso democratico, descrivendo il fenomeno come un tentativo di delegittimazione del quadro politico. “Spetta alle indagini giudiziarie chiarire i dettagli”, ha detto il ministro, aggiungendo che, pur se il sistema ha i suoi “anticorpi”, è essenziale migliorare la prevenzione.
Non meno preoccupato si è mostrato Giovanni Donzelli, esponente di Fratelli d’Italia, che ha definito la vicenda “un vero e proprio attentato alla democrazia”, evidenziando come il fenomeno rifletta il malcontento di chi non ha accettato la sconfitta elettorale. A sostegno di questa tesi si è espresso anche Guido Crosetto, ministro della difesa, che su X ha denunciato la gravità dell’accaduto, parlando di una violazione intima della vita privata dei soggetti coinvolti.
Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha presentato un’interrogazione urgente chiedendo chiarimenti su quanto accaduto presso una filiale di Banca Intesa Sanpaolo in Puglia, sollevando il tema della necessità di verifiche più stringenti nel settore bancario.
Mentre, da parte sua, Matteo Renzi ha criticato l’ipocrisia di chi, come Giorgia Meloni, grida allo scandalo solo quando colpito personalmente, sottolineando la necessità di un garantismo coerente per tutti.
Sul fronte normativo, Enrico Costa di Forza Italia ha evidenziato l’urgenza di una legislazione che protegga i dati sensibili, mentre Alfredo Antoniozzi, di Fratelli d’Italia, ha sollecitato pene più severe per chi viola la privacy.
Dalle indagini emerge che, dei 6.600 accessi illegali, 34 hanno riguardato personalità politiche, mentre 43 figure note del mondo dello spettacolo e dello sport. Gli accessi, secondo le fonti, sono durati pochi secondi e non hanno comportato il download di dati. Tuttavia, il caso ha riacceso il dibattito sulla tutela della privacy e sulla sicurezza dei dati personali, spingendo le istituzioni a riflettere su nuove misure di protezione.
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