BARI- Un provvedimento svuota cantine per sostenere il prezzo di acquisto delle uve nella vendemmia 2022: dall’incontro di Confagricoltura Puglia con l’assessorato all’Agricoltura della Regione esce un primo segnale positivo dopo settimane di tensione sul prezzo delle uve del primitivo. A pochissimi giorni dalla vendemmia, dunque, si lavora a tamburo battente per cercare una soluzione agli attriti tra produttori e vinificatori sul prezzo dell’uva.
“Abbiamo chiesto l’apertura di un tavolo per definire, con un approccio sistematico, la modifica dell’Igt Puglia Primitivo e delle rese. Inoltre, abbiamo evidenziato la necessità di un sostegno agli agricoltori che oggi si trovano tra l’incudine e il martello, tra l’aumento dei costi di produzione e il calo dei prezzi di vendita”, spiegano al termine dell’incontro che si è tenuto questa mattina il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro e il presidente della Federazione regionale vitivinicola Alessandro Candido.
Stando ai dati dell’Icqrf, alla data del 31 luglio 2022 negli stabilimenti della Puglia si trovano un totale di circa 5,2 milioni di ettolitri di vino. Nello specifico, si tratta di 762mila ettolitri di vini Dop; 3 milioni di ettolitri di vini Igp; 1,4 milioni di ettolitri di altri vini; oltre 40mila ettolitri vini varietali.
“Durante l’incontro con l’assessore Donato Pentassuglia – hanno evidenziato – è emersa la possibilità di un provvedimento ad hoc svuota cantine per permettere ai vinificatori di aumentare il prezzo di acquisto delle uve. Con questo provvedimento, dunque, non sarebbero solo aiutati i trasformatori ma anche i produttori che potranno veder riconosciuto un prezzo equo per le loro uve”.
I vignaioli pugliesi attendono la vendemmia 2022, che si annuncia buona per quantità e in molti casi anche ottima per qualità, per cercare di far quadrare a stento una annata difficilissima. Da oltre un anno i costi di produzione in agricoltura sono in continuo aumento. I rialzi hanno toccato punte del 300 per cento. Gli ultimi incrementi delle quotazioni del gas naturale mettono a rischio la continuità del ciclo produttivo. E per alcune imprese la cessazione dell’attività potrebbe essere definitiva.
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