“La peste suina è sempre più vicina alla Puglia ed è tempo di agire”. A dirlo è il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro che così dà voce alle preoccupazioni degli allevatori pugliesi. Sebbene non si registrino ancora casi di Peste suina africana nella nostra regione lo stesso commissario straordinario alla PSA Vincenzo Caputo ha evidenziato come il virus stia circolando in Liguria, Piemonte e, parzialmente, con una piccolissima espansione verso la Lombardia. Però ha anche evidenziato casi a Roma, in provincia di Reggio Calabria e un caso in Campania che ha sfiorato la vicina Basilicata.
Confagricoltura Puglia, nei giorni scorsi, ha scritto all’assessore all’Agricoltura Donato Pentassuglia e all’assessore e alla Salute Rocco Palese per evidenziare le preoccupazioni del mondo agricolo e zootecnico sulla vicenda. “Desideriamo richiamare la vostra attenzione sulla necessità che tutte le azioni utili ad arginare, contenere ed eradicare la PSA sul territorio italiano rientrino fra le priorità degli atti regolamentari e amministrativi che la Regione può emanare per fronteggiare questa emergenza nazionale. La PSA, infatti, espone quotidianamente le aziende di allevamento della nostra regione ad essere incluse in zone di restrizione, vista la rilevazione di nuovi focolai nel selvatico anche a centinaia di chilometri dai primi cluster della malattia, con danni diretti ed indiretti dati dall’abbattimento e distruzione dei capi allevati e dal fermo della produzione, nonché dal calo di potenziale produttivo destinato alle produzioni DOP della nostra salumeria”.
Per Confagricoltura Puglia non sono da sottovalutare anche le ripercussioni sulle esportazioni verso importanti Paesi terzi con gravi conseguenze sulla stabilità del mercato di questa filiera. “Non si tratta più di un potenziale rischio ormai – evidenzia l’organizzazione – ma del costante quotidiano susseguirsi di provvedimenti di restrizione e limitazione alle attività allevatoriali che abbraccia l’intera penisola, dal Nord, al Sud. L’attuazione delle misure di prevenzione, controllo ed eradicazione della malattia deve prevedere una uniformità a livello nazionale nell’applicazione delle misure e di implementazione dei PRIU (Piani regionali di interventi urgenti) con un saldo coordinamento tra le amministrazioni Regionali. La difformità nell’operato, infatti, crea gravi criticità nella gestione della malattia ma soprattutto nella gestione della popolazione del selvatico”.
Nella nota inviata alla Regione Puglia l’organizzazione di categoria ritiene quindi “necessario adottare misure forti, drastiche e risolutive” e sottolinea due aspetti: occorre “procedere con vera determinazione alla riduzione senza più esitazioni della fauna selvatica” e serve “garantire un’adeguata capacità di intervento finanziario per costituire o rifinanziare misure atte a compensare tutti i danni subiti dalle aziende suinicole in modo diretto o indiretto site nelle zone attualmente in restrizione o che potrebbero essere delimitate in futuro. Un ristoro che chiediamo sia congruo ed immediato; erogato con procedure celeri e indifferibili”.
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