BARI – I rapporti dell’ex consigliere regionale pugliese Giacomo Olivieri (soprattutto) con Tommaso Lovreglio e Bruna Montani, il suo ruolo da ‘deus ex machina’ del presunto scambio elettorale politico-mafioso per le elezioni comunali di Bari del 2019 e la consapevolezza della natura degli accordi presi e della caratura criminale di alcune delle persone coinvolte. Di questo ha parlato, in aula a Bari, il pm della Dda Marco D’Agostino, nel corso di una lunga requisitoria – durata circa un’ora e mezza – nell’ambito del processo con rito abbreviato che si sta celebrando per i 108 imputati coinvolti nell’inchiesta ‘Codice interno’. L’indagine della Dda di Bari, condotta dalla squadra mobile, ha svelato i presunti legami tra mafia, politica e imprenditoria cittadina, e ha portato lo scorso 26 febbraio a oltre 130 arresti. Tra le persone arrestate, oltre Olivieri (in carcere da allora, tutte le richieste di domiciliari sono state finora respinte), anche la moglie Maria Carmen Lorusso, il suocero Vito, i boss del quartiere Japigia Savino Parisi ed Eugenio Palermiti. Secondo l’accusa, nel 2019 Olivieri avrebbe favorito l’elezione al consiglio comunale di Bari raccogliendo voti dai clan Parisi, Strisciuglio e Montani di Bari. Maria Carmen Lorusso, a lungo ai domiciliari, a ottobre è tornata in libertà ed è attualmente a processo in ordinario insieme ad altri 14 imputati. Sia Olivieri che Lorusso sono difesi dagli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta. La requisitoria dei pm della Dda proseguirà nella prossima udienza di venerdì e continuerà anche nelle successive, le richieste di condanna arriveranno solo dopo aver esaminato tutte le singole posizioni. Olivieri, Savino Parisi e suo figlio Tommaso, cantante neomelodico conosciuto come ‘Tommy’ Parisi, hanno chiesto di essere esaminati.
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