BARI – La prefettura di Bari ha acquisito i documenti necessari affinché si possa valutare se sussistono i requisiti per disporre un’ispezione sull’eventuale condizionamento della criminalità organizzata nel capoluogo pugliese. Lo confermano fonti della prefettura di Bari. L’attività segue i 135 arresti che il 26 febbraio scorso hanno svelato un presunto intreccio tra mafia, politica e affari a Bari. Dopo gli arresti i parlamentari del centrodestra avevano incontrato il ministro dell’Interno Piantedosi chiedendogli di approfondire quanto stava emergendo dall’indagine della Dda “sull’infiltrazione mafiosa all’interno dell’Amministrazione comunale di Bari e di una sua partecipata”, l’Amtab. Al termine dell’incontro – spiegarono i parlamentari – il ministro aveva assicurato che avrebbe interessato gli uffici territoriali per “gli approfondimenti del caso”.
Questo è il primissimo passo che il prefetto Francesco Russo – succeduto a ottobre scorso alla collega Antonia Bellomo – per valutare se sia necessario l’insediamento di una commissione d’accesso, composta da tre funzionari della pubblica amministrazione, per verificare l’eventuale compromissione delle attività amministrative. Non necessariamente il preludio a uno scioglimento del Consiglio comunale. Sono questi accertamenti d’obbligo anche per capire l’entità delle presunte infiltrazioni mafiose nell’Amtab, l’ex municipalizzata dei trasporti, dove elementi del clan Parisi avrebbero gestito assunzioni.
Intanto si sono conclusi nelle scorse ore gli interrogatori di tutti i 135 arrestati e nei prossimi giorni arriveranno i provvedimenti sulle istanze di revoca delle misure cautelari. Tra gli arrestati con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri (in carcere) e la consigliera comunale (dimissionaria) – e moglie di Olivieri – Maria Carmen Lorusso, ai domiciliari. E ancora i vertici dei clan Parisi, il boss Savinuccio, suo figlio Tommaso e il nipote Tommaso Lovreglio, Montani, Strisciuglio e Palermiti.
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