Le multe elevate da apparecchi autovelox non a norma possono essere contestate, purché non siano già state pagate dagli automobilisti. Lo afferma il Codacons, commentando i sequestri in tutta Italia disposti dal Gip del Tribunale di Cosenza relativi agli apparecchi T-Exspeed v 2.0, non omologati e privi dei requisiti necessari per garantire la validità delle sanzioni emesse.
La legge stabilisce criteri e tempi precisi per impugnare le sanzioni: entro 60 giorni dalla contestazione o notifica della violazione si può presentare ricorso gratuito al Prefetto, con il rischio di dover pagare il doppio della sanzione in caso di rigetto; oppure entro 30 giorni davanti al giudice di pace, pagando il contributo unificato. Per le multe già pagate o quelle per cui siano scaduti i termini, non è possibile proporre ricorso, chiarisce il Codacons.
Nel caso in cui sia ancora possibile contestare la sanzione, per verificare l’omologazione del dispositivo autovelox che ha accertato la violazione, è necessario presentare istanza d’accesso presso il comune dove è installato l’apparecchio e, una volta ottenuti gli atti, analizzare le specifiche tecniche sull’autovelox.
“Chi viola i limiti di velocità e mette a rischio la sicurezza stradale va sempre punito, ma gli enti locali devono agire nella piena legalità utilizzando apparecchi omologati e che rispettino le normative, per evitare la raffica di ricorsi che scatterà ora a seguito dei sequestri degli autovelox disposti dalla magistratura”, conclude il presidente Carlo Rienzi.
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