BARI – Che cosa è successo la mattina del 10 aprile scorso quando arrivarono in Giunta Regionale le dimissioni di Alfonso Pisicchio dalla direzione dell’Arti, lo stesso Pisicchio che nella serata è stato arrestato dagli uomini della guardia di finanza con l’accusa di corruzione, truffa e finanziamento illecito ai partiti insieme al fratello Enzo e ad altre cinque persone?
Secondo quanto emerso dall’interrogatorio di garanzia davanti al gip del tribunale del capoluogo Ilaria Casu, lunedì scorso, ci sarebbe stato uno scambio di messaggi tra l’ex assessore all’Urbanistica e il presidente della Regione, Michele Emiliano. Il governatore avrebbe scritto al l’ex numero uno dell’Arti dicendo che “una vecchia inchiesta che lo riguardava stava riprendendo slancio”. L’indiscrezione sarebbe arrivata al presidente da “sue fonti romane” e di qui aut aut: “O ti dimetti o ti revoco”.
E così, a quanto pare, Pisicchio non avrebbe potuto fare altro che dimettersi dall’Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione della Regione Puglia. E dopo poche ore i militari della guardia di finanza, agli ordini del colonnello Arcangelo Trivisani del Nucleo Economico Finanziario, hanno arrestato i fratelli Pisicchio, Alfonso ed Enzo.
Ulteriori risposte potrebbero arrivare dalle analisi sui telefoni cellulari che sono stati sequestrati durante le perquisizioni e affidati ai periti informatici. Dell’esistenza del messaggio del governatore, Pisicchio avrebbe dato conto conto grazie a degli screenshot fatti prima che la guardia di finanza arrivasse ad arrestarlo. Anche perché – a quanto sembra – le versioni della vicenda fornite per ora dai diretti interessati non coincidono.
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