La situazione all’interno del carcere di Foggia ha raggiunto un punto critico con l’ultimo episodio avvenuto l’8 agosto, quando un detenuto straniero di 34 anni, in ottima forma fisica, è stato trasferito con la “massima urgenza” al pronto soccorso dell’ospedale per una cisti già precedentemente valutata dai medici. Secondo quanto riferito, il problema era già stato programmato per essere trattato ambulatorialmente, senza necessità di urgenza.
Questo trasferimento ha richiesto la presenza di tre poliziotti penitenziari, nonostante la cronica carenza di personale nel carcere, una situazione denunciata da tempo da tutti i sindacati. I poliziotti sono rimasti al pronto soccorso per ore, attendendo la visita del detenuto, mentre i medici dell’ospedale si mostravano contrariati, essendo impegnati con casi di maggiore gravità.
Va ricordato che l’articolo 17 del regolamento penitenziario stabilisce che l’uscita di un detenuto può essere autorizzata solo in caso di imminente pericolo di vita. Tuttavia, sembra che i medici dell’ASL di Foggia, incaricati delle decisioni sanitarie, non siano pienamente consapevoli di questo, mettendo a rischio la sicurezza del carcere e del territorio. La mancanza di personale penitenziario, aggravata da questi trasferimenti non necessari, aumenta il rischio di eventi critici e persino di evasioni.
Il problema risale al 2008, quando un decreto del governo Prodi trasferì la gestione sanitaria dei detenuti dalle competenze del Ministero della Giustizia alle regioni, con risultati discutibili. In passato, la sicurezza era garantita da medici formati per gestire situazioni particolari, come quelle legate ai detenuti, che non possono essere trattati come normali pazienti ospedalieri.
La gestione sanitaria dei detenuti è diventata un problema sempre più grave. Portare un detenuto in ospedale implica trovare personale e mezzi spesso già impegnati, esponendo il territorio e i cittadini a potenziali rischi. Non è un caso isolato: qualche tempo fa, un pericoloso criminale riuscì a evadere dall’ospedale di Lecce, ferendo diverse persone.
È evidente che un detenuto deve ricevere le cure necessarie in caso di reale emergenza, ma non possiamo accettare che situazioni gestibili all’interno del carcere o programmabili diventino motivo di emergenza, destabilizzando un sistema già fragile.
Un’altra questione urgente è quella dei detenuti con problemi psichiatrici, che sembrano abbandonati a se stessi, in violazione delle leggi che prevedono cure specialistiche adeguate. Ciò ha portato a numerosi suicidi, specialmente tra tossicodipendenti e malati psichiatrici, che non dovrebbero essere detenuti in carcere.
Alla luce di questa situazione, il SAPPE, attraverso il segretario regionale Federico Pilagatti, ha chiesto l’intervento del Prefetto di Foggia. La richiesta è quella di convocare urgentemente un incontro con l’amministrazione penitenziaria e l’ASL di Foggia, per trovare soluzioni che garantiscano la cura adeguata dei detenuti all’interno del carcere e che limitino i trasferimenti in ospedale solo ai casi di reale emergenza.
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