Si è concluso il processo di primo grado legato all’indagine “The Wolf”, con 27 condanne e pene complessive che sfiorano i 300 anni di carcere. La sentenza, emessa l’11 marzo da Alcide Maritati, GUP del Tribunale di Lecce, ha confermato la solidità dell’impianto accusatorio, riconoscendo l’esistenza e la pericolosità della Sacra Corona Unita e, in particolare, del clan Lamendola-Cantanna, attivo in diversi comuni della provincia di Brindisi.
L’associazione Libera, da anni impegnata nella lotta alle mafie, è stata l’unica a costituirsi parte civile nel processo. Il Coordinamento Provinciale di Libera Brindisi ha espresso soddisfazione per l’esito del procedimento, ringraziando la PM Carmen Ruggiero, la DDA di Lecce, il GIP Maria Francesca Mariano e le forze dell’ordine, tra cui la Compagnia dei Carabinieri di San Vito dei Normanni, guidata dal maggiore Antonio Corvino, poi dal capitano Vito Sacchi e dall’attuale capitano Alberto Bruno.
Libera sottolinea l’importanza di mantenere alta l’attenzione sociale per prevenire infiltrazioni mafiose e combattere la rassegnazione e l’indifferenza. L’associazione continuerà a sostenere la magistratura e le forze dell’ordine, promuovendo partecipazione e impegno civile per un cambiamento duraturo nel territorio brindisino.
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