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“Signore e signori, abbiamo una squadra”, si potrebbe dire in casa granata. Imperfetta, acciaccata, ancora un po’ discontinua, ma HDL adesso c’è. Il Mec, questo toscano dalla testa “sale e pepe” e dalla retorica “pane al pane”, ha ridato un’anima alla truppa. Da qualche settimana le partite del Toro sono una contesa vera, un confronto di talento, forza e schemi, com’è normale che sia. Partite che ovviamente si possono vincere o perdere, ma che mai vengono frettolosamente regalate all’avversario di turno, archiviate già all’intervallo, come è accaduto in passato (e anche nelle prime uscite del nuovo corso, come a Milano o Torino). La “mano” del nuovo coach, insomma, si vede, al netto del rodaggio dei nuovi, degli infortuni e di un segmento di calendario molto difficile.
Con Verona, i granata hanno mescolato organizzazione e orgoglio, sfruttando gli uomini con più punti nelle mani (Woodson, Mouaha e Stewart jr.), quelli che hanno più mestiere e ne hanno viste viste tante, tantissime (Iannuzzi e Giuri), quelli che sanno fare gli utili gregari (un po’ tutti gli altri, secondo una meravigliosa logica corale di squadra). Non era facile e si è visto, con un avversario di elevata qualità e altrettanta dimestichezza alla battaglia. Perché quella è stata, una zuffa di 40 minuti decisa in favore di Nardò da un pizzico, davvero piccolo, di energie mentali e di voglia di vincere in più, oltre al talento dei singoli, alle giocate, alle strategie tattiche.
“Che fosse una partita complicata e che potesse risolversi negli ultimi secondi – ha detto Matteo Mecacci alla fine del match – era abbastanza scontato. Anche perché Verona è una squadra di qualità, pur senza Mattia Palumbo, di taglia e di talento, soprattutto è una squadra con un certo tipo di vissuto che scaturisce dal lavoro e dalle vittorie. Perché noi oggi abbiamo provato a dare due o tre volte una spallata e loro hanno fatto sempre in modo di rientrare. Per qualche nostro errore sicuramente, ma anche per il loro talento. L’ultimo canestro da tre punti di Copeland è un canestro di un giocatore importante, ma non lo scopro certo io”. Nessun appunto ai suoi, nessuna criticità particolare, segni di una crescita evidente che consente di battere anche avversari importanti. Anche se nell’agenda di Mecacci ci sono temi e spunti di lavoro da approfondire. L’apprendistato non è finito. “Oggi devo fare i complimenti ai ragazzi, perché tutti hanno portato il proprio mattoncino. La difesa in area ha funzionato, contro una squadra molto fisica. Iannuzzi ha fatto bene contro Cannon e anche Stewart ha limitato Esposito. Con l’assenza di Nikolic siamo ancor di più sotto taglia contro queste squadre. Però, abbiamo battagliato, per esempio vincendo la lotta a rimbalzo. Verona ha giocato una buonissima partita e per questo la vittoria ci dà ancora più soddisfazione. Insomma, è stata una partita ben giocata e noi veniamo ormai da quattro partite ben giocate: abbiamo vinto con Avellino che è una signora squadra, abbiamo perso negli ultimi tre minuti contro Udine senza Woodson, siamo stati in partita a Pesaro per 35 minuti in una situazione a dir poco emergenziale e stasera abbiamo vinto contro una squadra forte. Quindi, è innegabile che siamo in crescita, così come è innegabile che abbiamo tanto da lavorare perché dobbiamo migliorare alcune sfaccettature del gioco. È banale dirlo, ma recuperare Woodson e Mouaha ci ha aiutato”. Poi, uno sguardo al futuro. “A parte Nikolic, che ne avrà per un po’, spero che la fortuna adesso ci assista. Il campionato è ancora molto lungo, oggi era importante per il morale e per la classifica. Abbiamo visto che chi sta dietro di noi ha battuto un colpo, ma abbiamo avvicinato le altre. Una cosa alla volta, ma stiamo diventando squadra. Bisogna star lì con la testa e lavorare, dopo Cividale ci saranno due settimane piene di lavoro e lo faremo con i giusti carichi. Io ho allenato la squadra al completo solo qualche giorno prima di Milano e non l’avrò al completo nemmeno ora. Ci dobbiamo tarare su nuovi equilibri”.
Sulla sponda veronese coach Alessandro Ramagli non fa drammi, anche se resta l’amarezza di una trasferta a mani vuote. “Stiamo vivendo un momento complicato già da un po’ di tempo – ha spiegato – però oggi non abbiamo avuto la forza mentale, caratteriale ed emotiva per superare i momenti di difficoltà. La verità è che questo per noi è un momento complicato e lo è per motivazioni che conosciamo bene. Nei momenti cruciali abbiamo sempre fatto un erroraccio che ci è costato prendere un canestro in più o fare una giocata meno pulita. La tranquillità riveste un ruolo molto importante, ma se non l’abbiamo noi internamente non si compra al supermercato. E nemmeno la forma e la condizione fisica derivanti da un periodo molto complicato, che purtroppo sta durando da tanto tempo. Non conosco un altro modo per uscirne se non quello di avere la forza di stare insieme, di alzare lo sguardo, di incrociare lo sguardo e di trasferirsi positività. Questo è l’aspetto in cui siamo stati più carenti questa sera. Poi, abbiamo combattuto e non abbiamo lesinato energie, ma la verità è che dal punto di vista caratteriale ed emotivo nei momenti più difficili abbiamo fatto un passo indietro. Questo è quello che ci sta costando anche quella tranquillità che magari ti permette di segnare qualche canestro in più. Abbiamo preso tanti tiri aperti e onestamente stasera non li abbiamo segnati mai”.
La prossima fermata del campionato è a Cividale, sabato sera. Uno dei campi più ostici e, anche per questo, la sfida ai gialli è l’ennesimo esame di maturità.
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