BARI – Che il motivo dell’omicidio possa essere un lavoro? Su questo starebbero lavorando gli inquirenti che stanno indagando sull’omicidio del 38enne indiano avvenuto venerdì scorso, intorno alle 23, nell’ex Opera Pia Di Venere, ospedale abbandonato di via Vaccarella, al quartiere Ceglie del Campo, periferia est di Bari. L’uomo – secondo quanto ricostruito finora dagli agenti della Squadra Mobile diretti da filippo Portoghese e coordinati dal pm Matteo Soave – quella sera era in compagnia di alcuni amici – stranieri e italiani presumibilmente senza fissa dimora – quando in una di quelle stanze sarebbe arrivato un gruppo di tre ragazzini – a quanto pare baresi – e uno di loro, dopo aver detto qualcosa forse in dialetto, avrebbe aperto il fuoco verso l’indiano. Un colpo – l’unico al petto e di grosso calibro, come stabilità dall’autopsia effettuata dal professor Davide Ferrorelli di Medicina Legale del Policlinico – sarebbe bastato per ferirlo mortalmente all’istante. E di lì la fuga dei tre.
Da giorni le indagini si susseguono anche per individuare delle telecamere di videosorveglianza che possano aver immortalato il passaggio del gruppo. Sin da subito gli investigatori avrebbero escluso la pista della criminalità organizzata. Più attendibile, invece, la pista del regolamento di conti, una spedizione punitiva forse legata al fatto che il 38enne indiano, lunedì scorso, avrebbe dovuto iniziare a lavorare come garzone per un fruttivendolo della zona. Intanto anche i testimoni del delitto, nelle scorse ore, sono stati sottoposti alla prova dello stub dato che pare si stia valutando l’ipotesi di un litigio che la vittima potrebbe aver avuto con qualcuno al di fuori del suo giro di conoscenze.
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