Mauro Di Giacomo, la vittima

Bari, fisioterapista ucciso dal papà di una paziente

BARI – Uccidere apparentemente per un futile motivo: il dolore provato dalla propria figlia alla spalla e a un braccio, già invalida al 3 per cento dalla nascita, diventato più forte dopo una sola seduta fisioterapica. Di lì poi, la causa civile che con tutta probabilità avrebbe dato ragione al professionista anziché alla ragazza.

Gli agenti della Squadra Mobile di Bari guidati da Filippo Portoghese e coordinati dal pm Matteo Soave hanno chiuso il cerchio sull’omicidio di Mauro Di Giacomo, il fisioterapista 63enne freddato il 18 dicembre scorso in via Tauro, al quartiere Poggiofranco di Bari.

La mano che prima avrebbe scaricato l’intero caricatore di una pistola – non dichiarata –, poi colpito la vittima con il calcio dell’arma, sarebbe stata quella di Salvatore Vassalli, operaio edile 59enne di Canosa di Puglia con la passione per le armi, padre di due ragazze per le quali – è evidente – avrebbe fatto di tutto. E proprio per quella figlia sulla trentina con quella leggera invalidità e impiegata a Viterbo, avrebbe ucciso il professionista.

I fatti nel 2019 quando il 63enne ha manipolato la ragazza nel suo studio di Picone. Nel 2020 la causa civile che con il tempo – a quanto sembra – avrebbe favorito il professionista. Nel 2023, Vassalli avrebbe iniziato a premeditare il delitto quando, una domenica, avrebbe effettuato il primo sopralluogo sotto casa della vittima. Poi, dopo 10 mesi, l’esecuzione, in via tauro, a meno di una settimana da Natale.

Niente telecamere in zona ma una testimonianza, quella del vicino di casa che nonostante le sue grida non ha messo in fuga il carnefice. Poi le immagini dell’incrocio tra via Rosalba e via Escrivà e una Hunday i10 che passa con il rosso, imbocca via Rosalba contromano, poi fa retromarcia e guadagna la strada per la tangenziale. E ancora le intercettazioni e quella frase durante questi cinque mesi in cui Vassalli parla con la figlia fuori dall’abitacolo: “Non penserai sia stato io!”.

Il gip, per Vassalli, oltre alla premeditazione ha riconosciuto l’aggravante della crudeltà in quanto ritenuto in preda a una terribile furia omicida.

 

 

 

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