Cinquantadue episodi di usura ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso, sono stati contestati a 73 persone al termine di un’indagine della Guardia di Finanza, durata circa 3 anni e che ha avuto come protagonisti noti esponenti della criminalità organizzata di Bari (clan Strisciuglio, Diomede e Capriati), oltre al coinvolgimento di insospettabili: il pugile Francesco Lezzi e un volto conosciuto del tifo biancorosso.
Per 56 persone la Procura aveva chiesto l’arresto (46 in carcere e 10 ai domiciliari), ma il gip Rossana de Cristofaro ha rigettato la richiesta perché gli episodi contestati sono troppo vecchi risalendo, in alcuni casi, a quindici anni fa, pertanto il reato risulterebbe prescritto. La Procura, ha presentato appello evidenziando la pluralità di reati commessi da alcuni indagati che fanno parte di clan ancora attivi. L’udienza del Riesame, che deciderà se arrestare i 56 indagati, è fissata per giovedì 25 gennaio.
L’inchiesta della Guardia di Finanza è partita nel 2016 in seguito alle dichiarazioni del titolare di una tabaccheria, cugino di un noto boss di Carrassi, il quale aveva deciso di collaborare con la giustizia dopo essere stato arrestato per usura ed estorsione. Il commerciante ha raccontato di aver ottenuto prestiti per migliaia di euro in un momento in cui era in difficoltà economica, costretto a restituirli con tassi di interesse fino al 4.800%. In alcuni casi, per coprire parzialmente il debito, ha dovuto consegnare pacchi di “gratta e vinci”.
Un episodio in particolare, verificatosi tra aprile 2013 e settembre 2014, è stato contestato a Giovanni Raggi, pregiudicato del clan Strisciuglio, in concorso con il suo autista, Antonio Novelli, e il pugile Francesco Lezzi. In altre occasioni la vittima sarebbe stata minacciata e aggredita fisicamente durante vere e proprie spedizioni punitive, tanto da essere costretta a consegnare la propria auto a garanzia delle obbligazioni usuraie rimaste inadempiute.
Nell’inchiesta è indagato anche un commerciante di abbigliamento accusato di riciclaggio e ricettazione per aver incassato assegni in bianco estorti alle vittime di usura, procurando al clan anche merce contraffatta da rivendere. L’esponente del tifo barese risponde di usura: secondo l’accusa, nel maggio del 2014 avrebbe incassato denaro per conto di uno dei sodali del clan Capriati.
Gli indagati avrebbero cercato di ottenere la tabaccheria come pagamento di un debito residuo di 80mila euro. Tra i destinatari della richiesta di arresto, respinta al momento, figurano il boss Vito Valentino del quartiere Libertà, l’imprenditore delle slot machine Baldassarre D’Ambrogio, i rampolli della famiglia Vavalle del quartiere San Paolo, uno dei Capriati di Bari Vecchia e un presunto usuraio soprannominato «Sanguisuga».
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