La prima sezione penale della Corte di Appello di Bari ha confermato la condanna a 16 mesi di reclusione per la pregiudicata barese Monica Laera, moglie del boss del clan Strisciuglio Lorenzo Caldarola, che il 9 febbraio 2018 colpì al volto con un pugno la giornalista del Tg1 Maria Grazia Mazzola mentre stava lavorando a uno speciale dedicato alla criminalità organizzata.
La donna è stata riconosciuta colpevole di lesioni con l’aggravante mafiosa e minacce. Laera colpì con un pugno al volto Mazzola, in reazione alla richiesta di informazioni sui procedimenti penali a carico del figlio Ivan, all’epoca minorenne, mentre in quel momento all’interno dell’abitazione della famiglia Caldarola (la giornalista era in strada), era allestita una camera ardente perchè la stessa mattina era deceduta una familiare.
La sentenza è stata emessa al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato. A dare notizia sui social è la stessa giornalista. “Abbiamo vinto – scrive in un post Mazzola – ha vinto il giornalismo libero contro tutte le mafie”. “Bari è città libera e di libertà e con la sentenza di oggi questo concetto è stato riaffermato”, commenta il sindaco del capoluogo pugliese, Antonio Decaro.
Il Comune di Bari si è costituito parte civile assieme a Libera, all’Associazione stampa romana, alla Federazione nazionale della stampa italiana e all’Ordine nazionale dei giornalisti. “Ci siamo schierati sin da subito a difesa della giornalista, del diritto di informazione e per tutelare l’immagine della nostra città, anche in questo caso danneggiata dai soprusi e dall’atteggiamento intimidatorio di chi pensa ancora di poter dettare le regole in questa città”, continua Decaro che ringrazia “l’associazione Libera, il sindacato e l’ordine dei giornalisti che insieme si sono schierati in difesa della vittima senza mai colpevolizzare un’intera città”.
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