BARI – Rivelazione di segreto d’ufficio. Il cerchio si stringe. Potrebbe essere questa l’accusa che gli inquirenti potrebbero muovere nei confronti di Michele Emiliano, governatore della Regione Puglia che avrebbe avvisato Alfonso Pisicchio – fino al 10 aprile alla guida dell’Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione – che un’indagine a suo carico stava prendendo talmente piede da spingerlo a lasciare l’Arti. Dopo qualche ora da quel messaggio – e questa è storia – l’ex assessore regionale all’Urbanistica è stato arrestato insieme a suo fratello Enzo per truffa e turbativa d’asta.
A raccontare del messaggio al gip del tribunale di Bari, llaria Casu, durante l’interrogatorio di garanzia della scorsa settimana, sarebbe stato lo stesso Pisicchio mostrando le schermate della chat. A questo punto la procura vuole vederci chiaro ed è probabile che nei prossimi giorni ascolterà il governatore. Pisicchio, inoltre, avrebbe aggiunto ai magistrati che a rivelare a Emiliano notizie riservate sul suo arresto sarebbe stata una “fonte romana”.
E così la domanda che sfiora anche il mondo politico, è: chi può aver dato al governatore notizie coperte dal segreto? E questa potrebbe essere un’altra tegola che si abbatte sul centrosinistra pugliese dove, al momento, c’è già l’attività investigativa della commissione parlamentare antimafia che sta indagando sulla commistione tra mafia e politica venuta alla luce con l’operazione del 26 febbraio scorso Codice Interno.
E quanto accaduto renderebbe ancora più urgente una “convocazione del presidente” che era già in programma “in merito alle vicende legate ai rischi di infiltrazioni mafiose nel comune di Bari” su cui sta indagando anche la commissione di accesso inviata dal Viminale.
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