Per le estorsioni nei confronti dell’Amtab, l’azienda municipalizzata di Bari di trasporto pubblico, sono indagati Massimo Parisi, Tommaso Lovreglio e Michele De Tullio, che – come si legge nell’ordinanza del gip Alfredo Ferraro – avrebbero imposto all’allora responsabile dell’area sosta dell’azienda (i fatti risalgono al 2018) “l’assunzione di persone vicine o comunque imparentate con il clan Parisi, facendo riferimento alla necessità di rispettare una gerarchia di fatto all’interno dell’azienda imposta dal clan Parisi piuttosto che derivante da effettive cariche sociali, con la minaccia di subire gravi conseguenze derivanti da un eventuale rifiuto”.
“Il presidente non è padrone – avrebbero detto gli indagati -, qui nessuno è padrone, c’è solo rispetto reciproco e basta”. Ma le minacce avrebbero riguardato anche la sottrazione della assicurazione della “protezione mafiosa sul territorio” al presidente Amtab: “Chi deve coprire in mezzo alla strada? A parole?”, si legge ancora nelle carte, comportamenti fatti per “mantenere uno status quo favorevole all’organizzazione”.
Nella conferenza stampa sull’operazione “Codice interno”, il procuratore aggiunto e coordinatore della Dda di Bari Francesco Giannella ha detto come questa operazione “rappresenta ciò che è la mafia moderna, in un territorio nel quale agisce non soltanto in modo militare”, sottolineando la “penetrazione dei clan nel tessuto sociale e le capacità di condizionamento politico”. Le assunzioni imposte in Amtab sarebbero per Giannella la dimostrazione del “modello quasi di welfare” portato avanti dal clan Parisi per “assicurarsi la riconoscenza della popolazione”.
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