BARI- Uno di loro avrebbe sottratto 7mila euro dagli stipendi dei dipendenti per giocare alle slot machine, uno avrebbe venduto quattro sale bingo e due sale video lottery del valore di 9milioni di euro a 120mila euro a un parente e un altro avrebbe evaso l’Erario per 18 milioni di euro: due imprenditori sono stati messi ai domiciliari e uno ha ricevuto una misura interdittiva.
Questa mattina i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari (due arresti domiciliari e una misura interdittiva) – emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura della Repubblica – nella quale sono stati riconosciuti gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) a carico di “A.A.”, “A.A.A.” e “R.R.V.”, amministratori pro tempore di due società (“A.B. srl” e “E. srl”) operanti nel settore dei giochi e delle scommesse, con sedi a Bari e ad Acquaviva delle Fonti (Bari), indagati – in concorso tra loro – per le ipotesi di reato di false comunicazioni sociali, indebita restituzione dei conferimenti, nonché bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, nonché impropria per operazioni dolose (in relazione al mancato pagamento delle imposte) e da falso societario.
La modalità dell’attività d’indagine: pedinamenti e intercettazioni
L’esecuzione del provvedimento cautelare costituisce l’epilogo di un’articolata attività di indagine svolta dal gruppo Tutela mercato capitali del Nucleo di Polizia Economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Bari – su delega della Procura della Repubblica – attraverso l’incrocio dei dati risultanti dalle intercettazioni telefoniche e telematiche, dai tabulati telefonici, dalle escussioni di persone informate sui fatti, dalla documentazione sottoposta a sequestro a seguito delle perquisizioni locali eseguite, nonché dall’attività dinamica di osservazione, controllo e pedinamento.
La vendita di sale bingo e sale video lottery da 9milioni di euro a 120mila
Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal gip presso il Tribunale di Bari, allo stato (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), le attività contestate riguardano presunte condotte depauperative poste in essere dai predetti amministratori. Dalle indagini è emerso, in particolare, che la “A.B. srl”, in un periodo di conclamato dissesto finanziario, avrebbe ceduto un ramo d’azienda – composto da 4 “sale bingo” e 2 “sale video lottery”, ubicate a Bari, Martina Franca (Taranto), Taranto, Corropoli (Teramo), Casamassima (Bari) e San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) – del valore effettivo di oltre 9 milioni di euro alla “E. srl”, società intestata alla madre dei rappresentanti legali della cedente, al prezzo sottostimato di 120mila euro.
L’evasione delle tasse all’Erario per 18milioni di euro
La “A.B. srl”, privata di ogni fonte di reddito e gravata da una rilevante esposizione debitoria verso l’Erario, quantificata in oltre 18 milioni di euro, sarebbe stata pertanto dolosamente avviata al fallimento, dichiarato dal Tribunale di Bari nel luglio del 2019 su richiesta della Procura della Repubblica.
I successivi approfondimenti investigativi, per la cui esecuzione questo Ufficio si è avvalso anche di una consulenza tecnica, hanno consentito di appurare il protrarsi delle ipotizzate condotte illecite anche da parte della “E. srl”, la quale – benché di recente costituzione – aveva già accumulato una rilevante esposizione debitoria secondo una pianificata e ben collaudata opera di distrazione patrimoniale.
L’analisi della documentazione, rinvenuta e sottoposta a sequestro dalle Fiamme Gialle baresi presso le sedi delle società coinvolte e le abitazioni dei rappresentanti legali, ha consentito di raccogliere gravi indizi in ordine a ulteriori condotte depauperative dei patrimoni delle 2 società, poste in essere mediante l’annotazione nelle relative scritture contabili di debiti inesistenti in favore di imprese riferibili al medesimo nucleo familiare degli indagati. Rilevanti sono le somme di denaro che sarebbero state poi sottratte direttamente dalle casse delle 2 società, ovvero prelevate mediante l’utilizzo di carte prepagate. Infine, allo scopo di ingannare i creditori e di conseguire un ingiusto profitto, sarebbero stati fraudolentemente esposti nei bilanci di esercizio della “A.B. srl” crediti per contenziosi di fatto non ancora esigibili e di incerta esistenza, impedendo l’emersione di rilevanti perdite che, qualora note, avrebbero reso evidente lo stato di decozione della società.
Al termine delle indagini sono state accertate in danno della “A.B. srl” e della “E. srl” la distrazione e la dissipazione di beni societari per un valore complessivo di 8.642.923,45 di euro. In relazione a tali condotte, questa Procura della Repubblica ha provveduto alla nomina di un amministratore giudiziario della “E. srl”, ottenendo successivamente dal Tribunale di Bari la dichiarazione del suo fallimento.
La sottrazione di 7mila euro dagli stipendi dei dipendenti per gioco slot machine
Con riferimento alle esigenze cautelari poste a fondamento della misura cautelare emessa nei confronti di “A.A.A.”, il competente gip ha evidenziato, tra l’altro, come: “sintomatica della personalità sprezzante e priva di scrupoli dell’indagato … risulta essere la conversazione, che di seguito si riporta, laddove di fronte alle comprovate difficoltà nel pagare gli stipendi dei dipendenti, questi ha sottratto dalle casse societarie circa 7mila euro, per giocare alle slot machine di una delle sale gioco di E. ……”.
Gli esiti della presente attività di indagine costituiscono un’ulteriore testimonianza sia del costante presidio economico-finanziario esercitato dalla Procura della Repubblica di Bari, in stretta sinergia con il Nucleo Pef Bari, per il contrasto dei reati fallimentari in grado di alterare le dinamiche di mercato nonché la corretta e leale concorrenza tra le imprese, sia della puntuale rilevazione degli stati di insolvenza delle attività economiche presenti sul territorio, il cui accertamento comporta la tempestiva presentazione di istanze di fallimento a tutela del tessuto economico-legale.
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